Don Luciano, Marzo: Mettersi in cammino alla ricerca del senso della vita
Carissimi,
a
breve inizieremo il tempo della Quaresima che potremmo definire un
“pellegrinaggio di preparazione” alla Pasqua. Così pure nei prossimi mesi molti
di noi in diverse occasioni si recheranno a Roma per il Giubileo. Anche diverse
parrocchie hanno già “prenotato” un pellegrinaggio alla nostra chiesa Giubilare
di Cernusco per vivere più intensamente questo anno e ricevere il dono dell’indulgenza.
Ma che senso ha fare un pellegrinaggio?
Mettersi in cammino è tipico di chi va alla
ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio favorisce molto la riscoperta
del valore del silenzio, della fatica e dell’essenzialità. La Bibbia narra di viaggi
intrapresi da diversi personaggi, lo stesso popolo d’Israele si mette in
cammino per raggiungere la Terra Promessa. Questo senso di viaggio e di ricerca
di una “terra migliore” continua ad ispirare anche noi cristiani moderni. Il pellegrinaggio può
significativamente rappresentare non solo un viaggio fisico verso un luogo
sacro, ma anche un percorso spirituale
di crescita e di riflessione. Questo atto di fede si traduce in un modo
per avvicinarsi a Dio, per rinnovare e vivere più autenticamente la nostra fede
in Lui.
La meta del pellegrinaggio può considerarsi
lo spazio in cui la storia della fede si intreccia con esperienze personali di
preghiera e di meditazione. Il pellegrino, attraverso il cammino, si sforza di
vivere un’esperienza di comunione con i santi e con la tradizione della Chiesa.
Lungo il percorso, abbiamo l’opportunità di confrontarci con le nostre paure,
speranze e dubbi per cui questo viaggio interiore può portare a una maggiore
consapevolezza della propria vita e delle proprie scelte. A molti capita di
aver trovato risposte a domande esistenziali o di aver sperimentato una
rinnovata forza interiore grazie alla meditazione e alla preghiera durante il
viaggio.
Inoltre, il pellegrinaggio è un’esperienza comunitaria. Spesso intrapreso
in gruppo, il pellegrinaggio crea legami tra i partecipanti, che condividono
non solo il percorso fisico ma anche le proprie storie di fede. Questa
dimensione comunitaria è fondamentale, perché per noi cristiani è molto
importante la vita comunitaria e la condivisione. Camminare insieme verso un luogo sacro permette di rafforzare i legami
di amicizia e di solidarietà tra chi, figlio dell’unico Padre, si sente
fratello e sorella.
Il pellegrinaggio
è un gesto di speranza.
In un mondo spesso caratterizzato da incertezze e difficoltà, intraprendere un
viaggio verso un luogo di fede rappresenta un atto di fiducia in Dio che sento
presente nella mia vita. I pellegrini portano con sé le proprie intenzioni e
preghiere, sperando in una risposta che possa guidarli nel loro cammino
quotidiano. Questo gesto di ricerca e di apertura alla grazia di Dio, in
definitiva, è ciò che rende il pellegrinaggio un’esperienza unica e
trasformante per ogni cristiano. Per questo motivo esso rimane comunque
un’esperienza profondamente personale.
Ogni
pellegrinaggio è unico e personale. Ogni pellegrino porta con sé un bagaglio
di esperienze, speranze e fardelli. Anche la fatica del viaggio, che può essere
fisicamente impegnativa, diventa parte integrante del processo di purificazione
e di crescita personale.
Infine, il pellegrinaggio non termina con il ritorno a casa; le esperienze
vissute possono avere un impatto duraturo sulla vita quotidiana dei credenti. I
pellegrini spesso sentono un rinnovato impegno nella loro fede e una maggiore
consapevolezza delle loro azioni quotidiane. Auguro a tutti che il gesto di
recarsi verso un luogo sacro che soprattutto in quest’anno giubilare è Roma,
possa tradursi in un invito a vivere la vita con maggiore intensità verso Dio e
sperimentare una vera apertura verso gli altri.
don Luciano