Don Luciano. Aprile: A noi è dato il principio di una gioia senza fine
Carissimi,
con la Pasqua
e il tempo pasquale siamo nel cuore dell’anno liturgico, da qui prende senso e
avvio tutta la nostra vita cristiana e la liturgia della Chiesa. Mi sembra che
proprio questo debba essere pure il centro della nostra riflessione anche in
questo momento storico non facile.
Nella
preghiera del Prefazio del martedì in Albis (la settimana successiva alla
Pasqua) si dice: «L’umanità risorge, nasce la vita eterna, e a noi è dato il principio di una gioia senza
fine». Qui viene descritto esattamente il dono che Gesù risorto porta con
sé: in tutte le circostanze, anche le più dure e drammatiche, e in tutti i
rapporti, anche i più difficili e ostili, è possibile intravedere la luce della
risurrezione che già trasfigura le tenebre opache del male.
Se noi
cristiani non partiamo da questa convinzione, che cioè la risurrezione di Gesù
tutto illumina e trasforma, non abbiamo niente da dire al mondo in nessun tempo
della storia. Invece, proprio questo la Chiesa annuncia da duemila anni: Gesù è
risorto!
La
risurrezione di Gesù Cristo è da secoli nelle nostre terre sorgente di
speranza, non è il passato. Ancora adesso, proprio perché è vivo, siamo
affidati al Signore misericordioso che non cessa di accompagnare tutti e
ciascuno verso il pieno riscatto.
Per vedere
questo però la risurrezione chiede il tempo della storia perché domanda la
libertà di ciascuno di noi. I suoi frutti sono come le gemme di primavera,
temono solo le improvvise gelate del nostro cuore.
Dalla misericordia, che è Gesù stesso,
sgorga la speranza: «O uomini … che paura avevate di morire? Ecco, muoio io;
ecco, patisco io; ecco, quel che temevate non temetelo più, perché io vi faccio
vedere quel che dovete sperare» (Agostino, Sermo 229).
Papa Francesco, dall’inizio del suo
ministero petrino, non si stanca di richiamarcelo: «Noi seguiamo Gesù, ma
soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui
sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare nel mondo. E, per favore,
non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che
ci dà Gesù» (Omelia della Domenica delle Palme, 24 marzo 2013).
Il momento che stiamo vivendo, seppur
lascia alle spalle la brutta esperienza della pandemia, ci fa sperimentare
tante altre “pandemie” che attanagliano il nostro cuore: una fra tutte la
guerra!
Se però vogliamo ritrovare la speranza,
dobbiamo partire dal presupposto che l’identificazione
del Risorto, come a Maria Maddalena così anche a noi, chiede un cambiamento: «Non
mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli»
(Gv 20,17). Non si può riconoscere il Risorto senza cambiare.
Non possiamo
solo lamentarci che ci sono le guerre, che le cose vanno male, che l’ambiente è
inquinato ecc… il cambiamento deve partire da me adesso, oggi e non domani!
L’annuncio pasquale possa davvero
aiutarci a generare pace in noi e attorno a noi per mettere in atto un reale
cambiamento che ci permette di mostrare Cristo Gesù come unica possibilità di
rinnovare la nostra speranza e farci sperimentare la gioia di saper vivere una
vita che non va verso la fine ma verso il suo compimento.
Buona Pasqua!
don Luciano