TAGLIATO IL NASTRO A BOTTEGA SOLIDALE E CENTRO MEDICO S.ROCCO

Il 10 giugno aprirà le porte la “Bottega della solidarietà”, uno spazio situato in piazza Ghezzi e rivolto al sostegno di circa 250 persone in difficoltà e sostenuto da 130 famiglie che ne garantiscono l'approvvigionamento, seguito da 90 volontari che si alterneranno per consentirne l'apertura nei giorni di giovedì, venerdì e sabato mattina.

Questa realtà s’affianca al “Centro Medico polispecialistico San Rocco”, già operativo da alcuni mesi nella sede in via Monza e che, coordinandosi col territorio attraverso i medici di base, con il centro d’ascolto di Caritas ed altre realtà, riceve le persone per le quali s’intuisce la necessità di un aiuto medico specialistico, offrendoglielo.

Questa sera l’arcivescovo Mario, tra noi per l’inaugurazione e la solenne benedizione alla presenza delle autorità civili e militari, invita a mantenere lo sguardo in avanti, nell’umiltà tipica cernuschese – comunità sempre e da sempre attenta a dare sostegno a chi è più debole e fragile attraverso molteplici ed attivissime realtà.
Questo il testo della sua predicazione:

Omelia dell’Arcivescovo Mario Delpini

Sulla tua parola

Peggio per te…
Il Faraone è il potente che schiaccia chi è debole e ritiene di avere ragione, di essere nel suo diritto.
Se tu sei schiavo, è perché sei inferiore, è giusto che tu serva chi ti è superiore.
Se tu sei povero, è perché sei in fannullone.
Peggio per te se la sorte ti ha messo dalla parte sbagliata, se sei nato schiavo, se appartieni a un popolo di schiavi, se sei nato povero e appartieni a un paese di miseria. Peggio per te.
Non mettere di mezzo Dio: “chi è il Signore perché io debba ascoltare la sua voce e lasciar partire Israele? Non conosco il Signore…”.
Il Faraone si immagina il signore del mondo; non deve rendere conto a nessuno. Quello che decido io è quello che si deve fare. Nessuno può pretendere di insegnarmi il bene e il male.
Se uno non è d’accordo, peggio per lui, ne pagherà le conseguenze.

Rassegnarsi è più facile che rispondere alla chiamata alla libertà.
Si diffonde la persuasione che rassegnarsi è meglio, adattarsi è più prudente che ribellarsi, fare quello che impone il potente è meno rischioso che contestare.
Il popolo di Israele contesta Mosè e Aronne suo fratello: Guardate che danno ci avete provocato con la vostra pretesa di farci uscire dall’Egitto: ci avete resi odiosi agli occhi del Faraone … gli avete messo in mano la spada per ucciderci.
I tempi d’Egitto non sono tanto lontani.
Anche oggi la paura delle conseguenze della coerenza induce a tollerare l’incoerenza; l’insidia si insinua nelle zone grigie e convince a rassegnarsi.
Liberarsi da chi fa pagare il pizzo per esercitare una attività, evitare di scendere a compromessi quando ci sono ricatti, o sono richieste tangenti, o ci si mette d’accordo per traffici in nero sono tutte scelte che sarebbero giuste e oneste, ma calcolando i rischi e i benefici c’è una voce che dice: rassegnati, il mondo è sbagliato e per stare al mondo non si può sempre fare solo le cose giuste. Qualche volta bisogna fare e tollerare anche le cose sbagliate.

Prendi il largo … può cominciare una nuova navigazione.
C’è un giorno in cui il Signore Gesù si avvicina, mentre le reti sono vuote e le barche sono a riva.
Gesù ha una parola perentoria: prendi il largo. Simone si lascia convincere: sulla tua parola…

Ecco l’inizio di una nuova navigazione: ascoltare la parola. Quale parola si deve ascoltare? Quella della paura? quella della rassegnazione? Quella di Gesù? La fiducia in Gesù sconfigge lo scoraggiamento e risolleva anche dalle esperienze fallimentari. Una storia nuova può cominciare: la vita non è un destino, tu non sei destinato ad essere schiavo, ad essere povero. Nessuna persona nasce per essere inferiore! L’attenzione alle famiglie in difficoltà più che un aiuto materiale è l’annuncio di una vocazione ad andare oltre, a vincere il male.
La Parola chiama alla libertà di essere il popolo di Dio. Ciò che restituisce al popolo la sua dignità e apre a percorsi di speranza è la fiducia in Dio, la relazione con Dio. Il popolo non si libera con la violenza di una rivoluzione, con l’aggressività che ricambia il male con il male, violenza contro violenza. C’è una relazione con Dio che consente di recuperare la dignità di essere figli di Dio.
La relazione con Dio rivela che siamo vivi, siamo liberi, per dono di Dio. La vita è un dono e si porta a compimento se si fa della vita un dono, un servizio, la cura per l’umanità dell’uomo. La vita prende così i tratti di essere vocazione, promessa che chiede affidamento per le scelte che qualificano la vita come vita di figli di Dio.



Cernusco sul Naviglio, 7 Giugno 2021