Il bestiario di san Sigismondo a Rivolta d’Adda. Curiosando sulle tracce della bellezza sono molte le scoperte sorprendenti della nostra Martesana.

Ero già stato a Rivolta d’Adda con i nipotini a vedere il divertente Parco della Preistoria abitato da enormi dinosauri realistici nelle forme e fantastici nei colori. Ci torno in una giornata di sole per visitare la chiesa romanica di Santa Maria Assunta e San Sigismondo, chiusa in una piazza che nell’impianto ricorda i borghi medievali. Fu consacrata probabilmente tra il 1095 e il 1096 da papa Urbano II nel suo viaggio in Lombardia e in Francia; costruita e progettata dopo la conquista milanese di Rivolta presenta evidenti analogie con la basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Tra il 1902 e il 1907 l’architetto Nava procedette ad un radicale e (per gli odierni criteri) discutibile restauro per eseguire il quale venne venduta la “Pace di Rivolta d’Adda”, tabernacolo del Quattrocento ora al Museo Poldi Pezzoli di Milano. Infatti il nartece addossato alla facciata fu totalmente ricostruito partendo dalle tracce degli archi ivi esistenti. Molto bella è la parte absidale esterna che ricorda San Michele a Pavia; particolare è in questa chiesa la mancanza di tiburio mentre l’interno ricorda Sant’Ambrogio, ma senza i matronei e con tre tipi diversi di coperture della volta. Gli interessanti affreschi che compaiono nell’abside centrale rappresentano l’Ultima cena. I capitelli di San Sigismondo costituiscono uno dei repertori più belli di tutta la scultura romanica lombarda, pur nella consapevolezza che il restauro novecentesco ha fatto avanzare forti dubbi sull’autenticità di parte di essi (è emerso un preventivo dove figuravano ben 36 mezzi capitelli da rifare!). A questo punto ho cominciato a curiosare tra i capitelli scolpiti scoprendo un altro bestiario nascosto, parallelo a quello del vicino Parco. Ecco che appaiono due animali simili a lupi che si fronteggiano, simbolo di cattivi maestri e di falsi profeti, nell’apologetica cristiana persino di carnefici dei martiri. Fortunatamente abbiamo fatto pace con queste bestie. In facciata un grifone alato piomba sopra un inerme coniglio che fugge terrorizzato mentre all’interno un leone assale un cervo ormai arreso. L’agnello sovrastato da un’enorme croce astile è il richiamo più evidente al sacrificio di Cristo. Ma che dire delle sirene, qui presenti in due versioni: nel primo caso una sirena con due code completamente vestita e con due serpenti che le mordicchiano le folte chiome; nel secondo sotto la sirena, che stringe le code tra le mani, i serpenti si fronteggiano. La sirena per la donna e il centauro per l’uomo, proprio per la loro natura duplice e difforme sono il simbolo dell’inganno e dell’impostura. Trovo anche l’uccisione del maiale in un capitello che probabilmente rappresenta il mese di novembre, periodo consacrato alla sua macellazione. Essendo considerato un animale immondo, la sua uccisione potrebbe simbolicamente rappresentare anche l’eliminazione dei vizi. Anche in questo caso oggi propendiamo a considerarne le virtù culinarie. Termino questa descrizione osservando due uccelli tra una vegetazione intrecciata sul portale d’ingresso che becchettano felici un grappolo d’uva, evidentemente un riferimento all’eucarestia.


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Paolo Moraschini

Bibliografia:

Sandro Chierici, La Lombardia, Ed. Jaca Book

Luca Frigerio, Bestiario medievale, Ed. Ancora