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“La Rosa Bianca – Sophie Scholl”: la verità rende liberi

Sono passati 78 anni dalle vicende legate ai ragazzi della Rosa Bianca a Monaco di Baviera. Un gruppo di studenti universitari che si sono battuti per la libertà, la democrazia e la difesa della coscienza nella Germania nazista, diffondendo le loro idee attraverso volantini.

Perché nel 2021 ancora ci interrogano la forza e la decisione con cui i giovanissimi ragazzi tedeschi hanno sfidato il regime nazista a costo della vita?

Il film “La Rosa Bianca - Sophie Scholl”, reperibile su Youtube in due parti al seguente indirizzo (prima parte) https://www.youtube.com/watch?v=32E0WqiVBsw&list=UUws255HkHEOpTTCrDE6kMmA&index=48, racconta gli ultimi giorni di una dei protagonisti della vicenda. La scena si apre sulle note di un pianoforte che suona una musica americana. Una tranquilla serata tra amiche, che all’improvviso si interrompe, lasciando spazio a movimenti rapidi e sussurri.

È il 18 febbraio 1943, la data dell’ultimo atto pubblico della Rosa Bianca, quando Hans e Sophie Scholl, due fratelli del gruppo della Rosa Bianca, lasciano in università centinaia di volantini che parlano di libertà e condannano il regime di Hitler. Quel giorno i ragazzi vengono scoperti, fermati e arrestati dalla polizia.

Perché Sophie e i suoi amici non si sono arresi? Perché non hanno collaborato con la polizia? Perché hanno continuato a lottare anche dopo aver confessato?

Le domande che possono sorgere in noi traspaiono dallo sguardo di Robert Mohr, specialista di interrogatori incaricato di estorcere informazioni a Sophie. Nei cinque giorni di detenzione della ragazza, che si concludono prematuramente con l’esecuzione capitale, gli interrogatori serrati con Mohr si alternano ai dialoghi sinceri con la compagna di cella e agli incontri fugaci con il fratello e gli altri amici detenuti, un piccolo barlume di umanità.

Durante la sua breve detenzione, il più grande compagno di Sophie è il cielo. Il suo sguardo corre sempre alla finestra: da azzurro e pieno di luce all’inizio del film, il cielo si riempie di nebbia con l’arresto di Sophie, per poi scomparire dietro una finestra murata quando viene imprigionata. Robert Mohr abbassa gli scuri del suo ufficio per l’interrogatorio e scende la notte sulla prigione e nel cuore di Sophie. Ma durante quella stessa notte accade l’imprevedibile: in un momento di sconforto Sophie prega, si riaffida a Dio e torna a guardare il cielo. La risposta è immediata: il sole sorge di nuovo, torna a splendere oltre il vetro delle finestre per non tramontare più.

Con il susseguirsi degli interrogatori e l’ammissione della verità, Sophie acquista vigore e la sua certezza granitica tiene testa a Mohr che comincia a vacillare, turbato da una così giovane guerriera.

È ancora il Sole che bacia il volto sereno di Sophie, dopo un processo farsa, mentre viene condotta a passo spedito verso la ghigliottina. Gli sguardi dei ragazzi che si incontrano poco prima di morire sono certi, in pace, perché hanno affermato la verità e possono quindi essere liberi.

Infiammeremo l’università”, sono le ultime parole che dice Hans alla sorella prima di uscire di casa, tra la tensione e la consapevolezza del rischio che avrebbero corso se qualcuno li avesse visti o trovati con i volantini. Il prezzo da pagare sarà la vita, ma i fratelli Scholl e i loro amici non hanno infiammato soltanto l’università, ma la Germania intera, l’Europa, e anche noi oggi, se ci lasciamo provocare in un’Italia sferzata dalla pandemia globale.

Francesca Miglio