Don Luciano: Sarà ancora Natale e non un natale qualunque, ma il Natale di Gesù

Carissimi,
con il mese di dicembre giungiamo al termine di un altro anno.

Nella lettera scritta per il tempo dell’Avvento in preparazione al S. Natale il nostro Arcivescovo a proposito del tempo che passa scrive: “L’esperienza comune conosce il tempo che passa, troppo rapido normalmente, troppo lento quando la vita è noiosa, la solitudine è angosciante e qualche male tormenta troppo a lungo il corpo e l’anima. Il tempo che passa ha come risultato che, come si dice, ogni anno diventiamo più vecchi, ogni bellezza svanisce, ogni cosa va in rovina… Si insinua così l’idea che il tempo sia nemico del bene. Invece per noi cristiani “contare i giorni” significa fare attenzione se in quel susseguirsi non vi sia un inedito, una novità che sappia attrarre, che seduca per la bellezza. Vuol dire guardarli bene, i giorni, così che ci si possa accorgere di un giorno nuovo, quello di Gesù, capace di trasfigurare tutti gli altri, di rivestirli di vita divina.

Il tempo in cui si celebra il mistero dell’Incarnazione è particolarmente intenso per molti aspetti. Il Figlio di Dio è divenuto figlio dell’uomo e con il dono dello Spirito insegna e rende possibile ai figli degli uomini abitare i giorni come figli di Dio”.

Sappiamo tutti che chiudiamo un anno difficile a causa della pandemia e, a questo proposito, non sappiamo come sarà il prossimo. Però ci sta davanti una grossa opportunità che è quella di accorgerci dei doni che abbiamo avuto e possediamo ma che talvolta trascuriamo.

Il popolo di Israele quando camminava nel deserto verso la libertà della Terra Promessa è stato messo a dura prova perché non aveva più le sicurezze, comprese le famose cipolle, che aveva in Egitto. Questa prova era così dura e difficile che non riusciva più a fare assaporare agli israeliti la bellezza di camminare incontro alla libertà a tal punto da rimpiangere la schiavitù.

Quando siamo nella prova è facile cadere nella tentazione di rifugiarsi in un passato che ci illudeva di essere al sicuro. Forse invece quanto sta accadendo ci domanda di lasciarci purificare il cuore e la vita da troppe “zavorre” inutili che abbiamo fatto diventare indispensabili, troppi rapporti umani diventati sterili e litigiosi, troppe ingiustizie in cerca solo del proprio tornaconto… giunge un tempo di grade purificazione della nostra vita! Non possiamo essere più come prima! Come dice molto spesso Papa Francesco: “dalla pandemia se non si esce cambiati si esce peggiori di prima”.

Chiediamo a Dio che questo tempo che passa inesorabilmente abbia la forza di rinnovare la nostra vita per lasciarci invadere dalla luce di Dio e saper riconoscere quali zone d’ombra mi impediscono di essere autentico, quali egoismi non mi permettono di vedere oltre il mio naso e le piccolezze del mio io egoista e narcisista.

Sentiremo ancora molto dolore: per la morte che ci passa accanto, per i malati che non guariscono o guariscono male, per le persone che devono lottare da sole davanti alla malattia, per tanta paura che ci priva di ogni rapporto e ci chiude in noi stessi… Ma Cristo verrà, anzi è già venuto una volta e ri-porterà quella luce di verità di cui abbiamo veramente bisogno. Signore, forse ci siamo dimenticati di te. Forse ci siamo illusi che potevamo essere felici anche senza di te… ma non è così!

Sarà ancora Natale e non un natale qualunque ma il Natale di Gesù, colui che solo può dare senso alla nostra vita e aiutarci a non cadere nello smarrimento e nel vuoto.

Da quando Dio si è fatto carne, ci è stata donata quella luce che veramente illumina ogni uomo. Ed è proprio questa luce della presenza di Dio nella nostra umanità che ci trasforma. La nostra condizione umana, per quanto povera e fragile possa essere, riceve la grazia di scoprirsi luminosa, di diventare presenza di luce per l’altro. La nascita di Gesù dischiude ad ogni uomo e a tutta la realtà la speranza certa di una ri-nascita.

Per questo, con il nostro padre Ambrogio possiamo dire: «Prima della venuta di Cristo era inverno, dopo la Sua venuta appaiono i fiori» (Isacco e l’anima, 4,35).

Buon Natale !

don Luciano