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SPRECO ALIMENTARE: L’EUROPA SI MUOVE. DALLA FRANCIA IL BUON ESEMPIO

I dati sono di per sé emblematici: 88 milioni di tonnellate di cibo gettate ogni anno nell’Ue. Dalla normativa francese del 2016 è giunta una spinta, il Parlamento europeo ha raccolto la sfida.


Foto archivio SIR

Il Parlamento europeo è d’accordo, ora tocca alla Commissione europea lavorare per definire le norme per tagliare lo spreco alimentare del 30% entro il 2025 e del 50% entro il 2030, rimuovere le restrizioni esistenti sulle donazioni di cibo e porre fine alla confusione creata dalle etichette alimentari “da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro”. È tempo, grazie al cielo, di dire basta alle 88 milioni di tonnellate di cibo che si sprecano ogni anno nell’Ue (1,3 miliardi nel mondo), di cui il 53% nelle famiglie europee. In media, ogni europeo ne getta circa 98 kg l’anno.

I dati su cui si è basata la recente discussione al Parlamento europeo dicono che gli olandesi sono i più spreconi (541) seguiti dai belgi (345), ciprioti (327), estoni (265) polacchi (247) britannici (236) e giù fino ai più virtuosi Romania e Slovenia (76 e 72 kg). È un danno economico enorme (143 miliardi di euro), un carico gigantesco per la gestione dei rifiuti e un’inutile produzione di Co2. Oltre che uno scandalo rispetto al problema della fame. Se nell’Ue mancano le normative e un parametro univoco di misura, la prassi e la sensibilizzazione sul contrasto allo spreco si stanno diffondendo, attraverso “best practices” incoraggianti.

La Francia in prima fila. L’iniziativa che ha reso la Francia famosa nel settore è la legge del 2016, che impone ai supermercati (con di più di 400 metri quadrati di spazio commerciale) di donare l’invenduto ancora edibile alle associazioni caritatevoli che ne fanno richiesta e sanziona chi si rifiuta o distrugge derrate alimentari edibili. Secondo quanto affermato dal promotore della legge, Arash Derambarsh, ciò ha permesso in un anno di distribuire più di 10 milioni di pasti alle persone in difficoltà e ha visto nascere oltre 5mila nuove associazioni di volontariato che se ne occupano. Tra le buone pratiche francesi troviamo il “Patto nazionale” e la “carta anti-spreco” promossi dall’Associazione nazionale delle industrie alimentari (Ania) per coinvolgere tutti gli attori della catena alimentare in sforzi che vanno dall’ottimizzazione dei processi produttivi e degli imballaggi, alla valorizzazione della “seconda scelta”, fino al dono. Poi, in Francia, ci sono i ristoranti: alcuni hanno introdotto la “taglia” per le porzioni: si ordina in base alla fame e si paga la porzione a seconda della dimensione, small, medium, large o extra large. Questo ha permesso ad esempio al ristorante “Les arcades” a Lione di risparmiare 12mila euro in un anno. Poi troviamo sei comuni della Franche-conté che hanno avviato dal 2014 nelle mense scolastiche un progetto di controllo, personalizzazione delle porzioni e sensibilizzazione. Mostre, campagne, iniziative puntuali sparsi sul territorio francese non si contano più.

Dall’esempio della legge francese è nata quella italiana, la legge Gadda in vigore dal settembre 2016, che semplifica e incentiva le donazioni degli alimenti invenduti per il consumo umano e se non possibile per uso zootecnico o energetico.

In Polonia un progetto simile è nell’agenda del Parlamento dallo scorso anno, ma non diventa legge. Per questo, Greenpeace Polonia ha lanciato ad aprile la campagna #NieMarnujemy, non sprecare.

Danimarca: consumatori non-profit. Con la priorità di contrastare gli sprechi in cucina, in Danimarca è attiva dal 2008 l’iniziativa “Basta sprecare cibo” (Stop Spild af mad), grazie allo slancio di Selina Juul, una giovane danese di origini russe che ha dato vita a questo movimento di consumatori non-profit, che negli anni ha coinvolto oltre 20mila volontari ed è diventata esperienza leader nel settore ampliandosi a tutti i passaggi della catena alimentare, dal campo alla cucina. L’obiettivo è ridurre gli sprechi del 50% entro il 2025 e far diventare la Danimarca il Paese meno sprecone del mondo.

Per contrastare lo spreco iniziative sono state attuate anche in Spagna, nei Paesi Bassi, in Germania, in Gran Bretagna e in Svezia. (Sarah Numico per Agenzia SIR)

Punto di vista - La fame nel mondo e lo spreco alimentare sono due facce della stessa medaglia: da una parte l'indifferenza, dall'altra l'egoismo. Il cibo è dono che si ottiene grazie al lavoro di molte persone che, con fatica ed impegno, seguono la coltivazione e la vendita dei prodotti agricoli e ne ricavano un indispensabile sostegno economico per sè e le proprie famiglie. Noi consumatori finali che viviamo nei Paesi sviluppati abbiamo il dovere di non sprecarlo perché è dono del Signore che non è scontato, visto che nel mondo non tutti ne possono disporre per cause diverse (arretratezza nelle tecniche di coltivazione, guerre, instabilità politica e sociale …).

Il governo francese ha fatto bene ad approvare una legge che impone ai centri commerciali di redistribuire le derrate in eccedenza, perché tutti gli esseri umani hanno il diritto di mangiare. È un diritto inalienabile, fondamentale, per vivere una vita dignitosa. Conservare, preservare l'ambiente nel quale viviamo e necessario per garantire la pace la pace e l'armonia tra tutti i governi ed i popoli della terra per evitare la guerra la distruzione del genere umano. (F.F.)

Cernusco sul Naviglio, 3 luglio 2017