“AMORIS LAETITIA”, TRE VERBI E UNA PAROLA CHIAVE

Tre verbi: accompagnare, discernere e integrare, fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari. La strada della Chiesa è sempre quella della misericordia, ecco la parola chiave dell’esortazione post sinodale di Papa Francesco resa nota lo scorso 8 aprile.


Tre verbi, dunque: accompagnare, discernere e integrare, fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari. Partendo da una premessa che Francesco esplicita subito: il superamento della contrapposizione tra chi è animato dall’ansia del cambiamento e chi invece si barrica nell’applicazione pura e semplice di norme astratte. (…) Certo la realtà delle famiglie si è modificata e non poche sono le sfide di fronte alle quali si trovano i coniugi nel loro “cammino dinamico di crescita e realizzazione” nel matrimonio: “mentre va espressa con chiarezza la dottrina, sono da evitare giudizi che non tengano conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione”.

Foto Siciliani – Gennari / SIR (Riproduzione riservata)


Allora accompagnare. La Chiesa, si legge nell’esortazione, deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta”.


Quindi discernere. La strada della Chiesa, ricorda il Papa, è sempre quella della misericordia e dell’integrazione, ecco la parola chiave dell’esortazione; “di non condannare eternamente nessuno e di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero, perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita”. Pertanto, scrive Francesco, sono da “evitare giudizi che non tengano conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione”.


Infine integrare. “Si tratta di integrare tutti – si legge nell’esortazione – si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale”. I divorziati che vivono una nuova unione “possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale”.


Certo esiste un’innumerevole varietà di situazioni concrete, proprio per questo occorre un attento discernimento, né è pensabile una normativa generale di tipo canonico applicabile a tutti i casi. La logica dell’integrazione “è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza”. Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo”.

Fabio Zavattaro
(per www.azionecattolica.it)

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Per approfondire, “Una sintesi dell’esortazione post-sinodale di Francesco, Amoris laetitia, sull’amore nella famiglia”, cliccare qui

Cernusco sul Naviglio, 11 aprile 2016