Novembre. Don Luciano: La domanda di senso della vita trova la sua risposta in Gesù Cristo

Carissimi,
il mese di novembre è iniziato con il ricordo di tutti i nostri cari defunti.
Più che mai in questo momento così particolare il pensiero della morte ci accompagna da vicino ogni giorno e con il pensiero anche la paura di morire. La pandemia ci ha gettato in faccia questa realtà così spesso rimossa e nascosta in tutta la sua reale evidenza.
Quante parole, quante teorie a volte si sprecano per evadere e non farci parlare di questo fatto così importante che tocca tutti noi facendoci fuggire dalla paura di questo momento cruciale della vita di ogni uomo. Inoltre pensavamo che tutto questo poteva già essere un brutto sogno dei trascorsi mesi primaverili e invece… ahimè… che autunno stiamo vivendo! E l’inverno che sta davanti a noi come sarà? Lo sappiamo: il virus può attaccarci in qualsiasi momento e non è detto che possiamo guarire… lo speriamo qualora fosse così, ma sembra che questa malattia debba interessare gli altri o quelli che vediamo in televisione e negli ospedali ma non noi. Quindi? Quanta depressione e scoraggiamento questa paura sta generando nelle persone; credevamo di essere immortali e invece ci ritroviamo più fragili e limitati che mai. Credevamo che la scienza oramai così avanzata potesse guarirci da tutto, non è così. Credevamo che queste cose toccassero i paesi in via di sviluppo più poveri e meno attrezzati di noi e invece ha bussato proprio alla nostra porta. Credevamo…, invece... Ecco, questa paura ritorna e schiaccia la speranza, la gioia di vivere, l’entusiasmo di una vita comune, ci sembra di essere condannati a vivere da soli senza più contatti umani perché pericolosi!

Ma noi cristiani cosa possiamo dire? Certo lo smarrimento è tanto, ma che occasione può essere per noi questa situazione così complicata e non “governabile”?
L’unica cosa che possiamo dire è questa: non abbiamo altro che Cristo, Lui crocifisso e risorto!
Dire Cristo vuol dire professare la fede nell’uomo-Dio che ha vinto la morte. Quindi se non recuperiamo la dimensione di eternità in cui la nostra vita è stata inserita con il Battesimo, mai potremo trovare risposta consolante a questo dramma. In Gesù siamo stati creati non per la morte ma per vivere come Dio, vivere la sua stessa vita eterna… forse però non ci abbiamo più pensato perché ci siamo illusi che il nostro paradiso fosse qui, che la nostra vita trovasse il suo senso solo nel vivere frenetico del quotidiano.
In ciascuno di noi c’è un barlume di infinito perché siamo fatti ad immagine di Dio e questa sete di infinito trova risposta nella vita eterna che Dio ci ha donato con il Battesimo e che dopo la morte trova il suo compimento. Possiamo avere paura della sofferenza ma non della morte perché questa è la nostra Pasqua cioè il passaggio a quella vita vera che in Gesù ci è stata ri-donata. Oggi più che mai diventa realtà che dobbiamo guardare in faccia altrimenti restiamo muti davanti al dramma della morte.
La domanda di senso della vita per noi credenti trova la sua risposta in Gesù Cristo, non è una risposta astratta ma la promessa che Lui ci ha fatto:“Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà… (Gv 11, 1-45)
Perdere l’orizzonte ultimo della nostra storia umana è perdere il senso del perché siamo al mondo, da dove veniamo e dove stiamo andando e questo ci butta nello smarrimento più totale.
Questa speranza non può venire meno e non ci deve chiudere in noi stessi pensando che tutto sia finito. In Cristo Gesù morto e risposto ancora tutto ricomincia!
Provare smarrimento e paura di fronte al dolore e alla morte è normale, direi scontato. Chi di noi non lo prova? Ma noi credenti non posiamo fermarci lì abbiamo un annuncio da dare, una luce nelle tenebre da indicare: “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”(Lc 20,38).

don Luciano