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NON RAFFREDDIAMO IL NOSTRO CUORE

Per evitare che il cuore si raffreddi e che l’iniquità si diffonda abbiamo bisogno di parole che uniscono e di esempi di gratuità. Queste parole e questi gesti sono capaci di generare e scaldano il cuore


Foto da www.agensir.it

“Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti”. Questo è il titolo – decisamente forte – del messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2018. Sono parole di Gesù, pronunciate sul Monte degli Ulivi, che fanno intravedere all’orizzonte la grande tribolazione e l’avvento dei “falsi profeti”.

“Chi sono i falsi profeti?” si chiede il Papa. Sono gli “incantatori di serpenti”, che “approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro”. Troppi uomini e donne – lamenta il Pontefice – vivono come incantati dall’illusione del denaro che li rende schiavi del profitto o di interessi meschini. Altri ancora credono di bastare a se stessi, cadendo preda della solitudine. Falsi profeti sono i “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze e rimedi che si rivelano inefficaci: “A quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni ‘usa e getta’, di guadagni facili ma disonesti”. Falsi profeti sono ancora i “truffatori”, che offrono cose senza valore e tolgono ciò che è più prezioso: “La dignità, la libertà e la capacità di amare”. Per questo – afferma Papa Francesco – “ognuno di noi è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti”: è necessario imparare “a non fermarsi a ciò che è immediato, superficiale” (…).

Papa Francesco sembra restituirci un ritratto impietoso – ma ahimè fin troppo realistico – della nostra società, il cui cuore sembra davvero progressivamente raffreddarsi, a causa dei gesti mortiferi e delle parole piene di odio di troppi falsi profeti. Bisognerebbe avere più attenzione ai gesti e alle parole: avere più cura di quello che diciamo e di quello che facciamo.

Nulla è neutrale e tutto veicola un messaggio: dobbiamo chiederci quale messaggio vogliamo trasmettere con le nostre parole e con i nostri gesti. Tutti dobbiamo farlo, certamente, ma soprattutto chi ha responsabilità politiche, educative o chi si occupa di informazione, per l’impatto che ha sull’intera società. Ad esempio, sono troppo gravi – e non una goliardata – le parole pronunciate al corteo di Macerata da un gruppo di giovani contro le vittime delle foibe: parole di dileggio e di disprezzo. E altrettanto grave è l’aggressione da parte di un gruppo di facinorosi nella recente manifestazione tenutasi a Piacenza nei confronti di un brigadiere caduto a terra mentre indietreggiava: centinaia di manifestanti contro otto uomini delle forze dell’ordine!

Per evitare il “raffreddamento del cuore” il Papa invita alla preghiera, al digiuno e all’elemosina. Invita i cattolici e – fatto singolare – anche gli uomini e le donne di buona volontà oltre i confini della Chiesa cattolica: “Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme a noi donare quanto potete per aiutare i fratelli”.

Nella metropolitana di Milano, i giorni scorsi, un bambino di qualche anno è sfuggito al controllo della mamma e, dopo una breve corsa, è finito nella buca delle rotaie. Immediatamente un addetto della metropolitana è corso a bloccare i treni in arrivo, mentre un giovane viaggiatore – senza pensarci molto – si è tolto lo zainetto, ha fatto un salto nella buca, ha recuperato il bambino e tutto è finito bene.

Per evitare che il cuore si raffreddi e che l’iniquità si diffonda abbiamo bisogno – dentro e fuori la Chiesa – di parole che uniscono e di esempi di gratuità. Queste parole e questi gesti sono capaci di generare, scaldano il cuore e costruiscono una storia diversa, più evangelica e più umana.

Alessio Magoga
direttore “L’Azione” (Vittorio Veneto)
da www.agensir.it

Cernusco sul Naviglio, 19 febbraio 2018