Don Luigi Caldera, da sempre “prete in uscita”

Il ricordo di don Luigi...
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Domenica 13 ottobre alle ore 20.45 in chiesa prepositurale, recita del Santo Rosario a suffragio del nostro prevosto emerito (1994/2008), morto questa mattina all’età di 73 anni.
I funerali saranno celebrati Martedì 15 Ottobre: alle ore 11.00 presso la Parrocchia S. Alessandro in Pertusella (VA), alle ore 15.30 presso la Parrocchia S. Giovanni Battista in Cesano Boscone.
È possibile pregare e visitare la salma del caro don Luigi presso la camera ardente allestita nel battistero della Chiesa San Giovanni Battista in Cesano Boscone (domenica 13 e lunedì 14 dalle ore 8 alle 12 e dalle 15 alle 19.30, fuori dagli orari delle celebrazioni).

La notizia del ritorno alla Casa del Padre di Don Luigi Caldera era temuta. Quando nello scorso luglio ci ha informato sul suo stato di salute, abbiamo avuto un sussulto e i mesi seguenti sono stati carichi di preoccupazioni, cresciute negli ultimi giorni, dopo l’intervento di lunedì scorso. Ora siamo certi che il nostro amatissimo Prevosto emerito ha sperimentato “l’ingresso nella cattedrale sfolgorante di luce, al termine di un lungo pellegrinaggio con la fiaccola accesa” dove “non (avrà) più bisogno della luce della fede che ha illuminato il (suo) cammino. Ormai saranno gli splendori del tempio ad allargare di felicità le (sue) pupille”.   

Sono tante e belle le testimonianze che Don Luigi ci ha consegnato. Tra queste, in occasione della sua nomina a prevosto di Cesano Boscone, il significato dell’obbedire, del servire, del scegliere la missione, del guidare una comunità e amare le persone. Ci ha testimoniato, con il suo consueto stile di normalità, il valore dell’obbedienza, in quel caso al vescovo che gli chiedeva di andare a svolgere il suo ministero in un’altra città, facendoci capire che quando si obbedisce si ha la strada in salita, faticosa, ma sempre con la mano di Dio vicina; se non si obbedisce si sceglie certo la strada più comoda, ma si rimane soli.

“Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato di fare, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Luca 17,10).  In Don Luigi questo passo del Vangelo ha trovato concreta applicazione. L’abbiamo sentito risuonare tante volte nelle nostre celebrazioni eucaristiche: facile a leggersi, ma difficile da mettere in pratica. Non per lui.

Ci ha mostrato l’essenzialità del Vangelo, il valore della missione, dell’annuncio della parola di Dio ai fratelli. Ci ha testimoniato che la cosa più importante, per la nostra vita, “la perla preziosa” da cercare, è il Regno di Dio, in cui dobbiamo avere il coraggio di investire tutto: tempo, intelligenza, affetti. Il messaggio del Vangelo, pur nella stanchezza dell'abitudine e delle nostre comunità, ha bisogno di essere capito e parlato con parole nuove. Inutile ancorarsi a fragili abitudini a consolidate e incomprensibili ritualità che rendono vecchio il cristianesimo: lui ci ha spronato ad andare all'essenza, con intelligenza, con rispetto per il passato, ma con tutta la luce devastante dell'incontro col Maestro.

“Sono sicuro di aver preso in considerazione qualunque richiesta di incontro o di iniziativa e questo mi ha esposto a rischi che ho corso in  modo consapevole, ma assolutamente mai andando contro qualcuno: le porte della casa parrocchiale hanno visto l’accesso di chiunque ne abbia fatto richiesta. Ho sempre cercato di muovermi in un contesto di Chiesa.” Queste parole di Don Luigi suonano anticipatrici di quanto poi scritto da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (n. 46, 47): “La Chiesa ‘in uscita’ è una Chiesa con le porte aperte … La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte … E’ la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”.

In occasione del suo “saluto alla città”, nel dicembre 2008, da Don Luigi arrivò l’esortazione a “coloro che scelgono di fare politica a volare alto, a progettare sui valori, soprattutto a proporre ai giovani qualcosa per cui valga la pena di entusiasmarsi” con la forte sottolineatura che “la vera emergenza è quella educativa: nella nostra cultura non è Dio che è in crisi, non è la Chiesa ad essere in crisi (essa è chiamata ad essere granellino di senape, lievito! E dirlo a Cernusco fa una certa impressione…), ma è l’uomo che non sa più chi è e che cosa vuole, in che direzione cammina.”

Da Don Luigi, appassionato uomo di cultura, è venuta forte la denuncia della mancanza di “una visione dell’uomo, di un’antropologia e un’antropologia senza Dio è dimezzata, è un impoverimento per la persona: l’Assoluto è ciò che dà fondamento e senso all’uomo. Altrimenti si va verso il trionfo del relativismo, cancro mortale della nostra cultura. Il dovere di educare si oppone all’avanzare di una cultura individualistica radical-borghese dove ciascuno si crea i valori a suo uso e consumo, facendo di se stesso un idolo. Riconosciamo che i nostri idoli sono falliti o fuorvianti, perché non tengono conto di tutte le dimensioni della persona.”

Al cardinal Martini, che si congedava dalla nostra comunità, nell’agosto 2002, Don Luigi disse queste parole: “Io sono orgoglioso di questa comunità … ”. E noi lo eravamo del nostro Prevosto. Ieri come oggi. Adesso lo accompagniamo nel suo ultimo viaggio con le nostre preghiere, riconoscenti per la grande generosità con la quale ha servito la nostra comunità.

C.G.

Cernusco sul Naviglio, 12 ottobre 2024