SUOR ELISABETTA REDAELLI: UN COMPLEANNO DA RICORDARE

Ricordare Sr. Elisabetta Redaelli, la veggente della Madonna del Divin Pianto, e il suo 27° compleanno ha un significato molto profondo.

Il 19 febbraio è una data come un’altra, ma per noi cernuschesi può diventare motivo di riflessione poiché racchiude un evento considerevole. Infatti, il 19 febbraio 1897 nacque Elisabetta Redaelli, la suora Marcellina che ventisette anni dopo ebbe la grazia di vedere la Madonna con Gesù Bambino e di essere guarita da loro, ricevendo anche un’importante missione. E tutto questo accadde proprio a Cernusco! Ma andiamo con ordine.

Suor Elisabetta nacque ad Arcore (Mi), in una famiglia numerosa (era la terza di cinque figli) e molto devota della Madonna Addolorata. Sentì molto presto la Vocazione e l’1 novembre 1916 entrò con gioia nella Congregazione delle Suore Marcelline, presso la casa di formazione di Via Quadronno (MI). Compì serenamente la formazione e dopo l’emissione dei primi voti, il 13 Settembre del 1919, fu assegnata alla comunità di Riva San Vitale (comune della Svizzera) dove trascorse due anni felici in qualità di assistente di classe nella scuola elementare. Purtroppo nella primavera del 1922 cominciarono a manifestarsi i sintomi di quella che si rivelerà una malattia gravissima: Emottisi di sangue, cecità e paralisi della parte sinistra del corpo e della vescica. Fu portata urgentemente a Cernusco sul Naviglio. Nel dicembre del 1923, in seguito ad un forte peggioramento, Suor Elisabetta fu dichiarata in fin di vita e le fu concesso di emettere i voti perpetui (l’8 dicembre) e di ricevere l’estrema Unzione. Dopo la prima apparizione del 6 gennaio 1924, in cui la Madonna si manifestò per ascoltarla, consolarla e prometterle il suo ritorno, le condizioni della giovane suora peggiorarono ulteriormente: diventò completamente paralizzata, muta e cieca. Scriverà una suora che l’assisteva: “Era uno strazio vederla e non poter far nulla per alleviare le sue pene indicibili”.

In questa condizione Suor Elisabetta visse il suo ventisettesimo compleanno. Perché soffermarsi su questo evento? E perché farlo proprio oggi? Se ci pensiamo bene, possiamo affermare che nessuno come la ventisettenne Suor Elisabetta può comprendere pienamente il nostro momento storico, ascoltare le nostre preghiere piene di apprensione per questa situazione pandemica che ci “paralizza”, che limita tanto la nostra vita e non le permette di riprendere la sua normalità, continuando a privarla di relazioni e sorrisi.

Suor Elisabetta ha vissuto sofferenza, malattia, limitazioni e privazioni. Lei può comprenderci e può intercedere, come amica intima e cara, presso la Madre Celeste e presso il nostro Dio, Padre dell’Uomo e della Storia. Lei ha già toccato il cuore di Maria e Gesù quella notte del 22-23 febbraio 1924 e gli è stata concessa la guarigione completa, istantanea e duratura.

Nella grazia di essere tornata alla vita, suor Elisabetta ha riscoperto una nuova vita, ricca e forte dell’esperienza vissuta. Ha compreso che quella tremenda esperienza era servita a qualcosa, le aveva insegnato qualcosa e le aveva fatto scoprire un senso più profondo della vita stessa, che si traduceva in una compassione e sensibilità infinita verso tutti.

Era questa la vera missione racchiusa in quel messaggio affidatole, in quell imperativo “Tu devi dire questo: Gesù piange perché non è amato, cercato e desiderato, anche dalle persone consacrate”.

Suor Elisabetta comprese nel tempo che il messaggio non doveva essere detto con la bocca, ma doveva essere urlato con una vita nuova, fatta di preghiera e di amore e compassione per l’Uomo.

Rivolgiamoci allora con fiducia a Suor Elisabetta che nel resto della sua vita terrena ha tanto amato l’Uomo, pregando instancabilmente per lui. Accogliamola come amica vera e dolce nella nostra vita; lasciamo che ci accompagni nella preghiera e non mancherà di aiutarci a toccare il cuore di Dio per ottenere la stessa grazia di superare questa “paralisi” che la pandemia ci ha provocato; lo stesso dono di riscoprire un nuovo senso della nostra vita. Scorgeremo un modo diverso (e non per questo peggiore, seppur impegnativo) di vivere la nostra quotidianità, all’insegna della compassione e della preghiera per chi ancora soffre ed è in difficoltà, e supereremo questo difficile momento senza perdere ciò che di profondo e importante deve insegnarci.

Allora, con tutto il cuore, auguri Suor Elisabetta! Prega per noi e con noi!

L.L.