GIORNO DEL RICORDO

Il 10 febbraio è il "Giorno del ricordo". L’obiettivo è quello di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli italiani istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.

La scelta della data non è casuale: il 10 febbraio 1947 venne infatti firmato a Parigi il trattato di pace tra Italia e le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale. Tra queste vi era anche la Jugoslavia comunista del maresciallo Tito. Il trattato di pace sottraeva al territorio italiano ed assegnava alla neo-nata dittatura la provincia del Carnaro, quella di Zara, la regione dell’Istria, l’area del Carso triestino e goriziano e l'alta valle dell'Isonzo. Fu allora che si abbatterono sugli italiani, civili inermi e disarmati di quei territori, la barbarie e l’odio anti-italiano dei partigiani titini, che già durante le ultime fasi del conflitto mondiale avevano arrossato quelle terre.

Fascisti, cattolici, liberali, socialisti, persino donne e bambini furono catturati, sottoposti a processi sommari, condannati a morte e lanciati, spesso ancora vivi, nelle profonde cavità rocciose che tipicamente si aprono nel territorio carsico. Oltre 750 tra foibe e fosse comuni, quasi 10.000 morti e 350.000 esuli istriani, fiumani e dalmati sono il risultato di un grande progetto di pulizia etnica operato da Tito e dalle sue truppe.

Le foibe sono anche un luogo di martirio, che va onorato come un territorio sacralizzato, proprio a causa del sangue innocente versato. Non è un caso se il primo martire italiano beatificato in odium fidei per i fatti della nostra guerra civile sia volato al Cielo proprio da quelle cavità ancora oggi in parte inesplorate. Si tratta di don Francesco Bonifacio, sacerdote prelevato dai partigiani del maresciallo Tito e ucciso soltanto nel 1946, quando i cannoni ormai tacevano da tempo. Don Francesco Bonifacio è stato beatificato sotto il pontificato di Benedetto XVI nel 2008, diventando così il primo esponente del clero ad essere collocato sugli altari per quei fatti, dopo essere stato ucciso per il solo fatto di essere un prete cattolico.

Per arrivare a quella pacificazione per troppo tempo negata al nostro Paese, è giusto ricordare ed onorare quegli inermi, uccisi per il solo fatto di essere italiani. Ed è soprattutto giusto ricordarli cristianamente là, in quegli abissi, dove fatica ad arrivare persino la luce del sole.

E’ proprio per questo che, ancora oggi, cattolici coraggiosi portano tra quei cunicoli bui e limacciosi un segno della presenza di Cristo salvatore, un’immagine o una statuetta della Santissima Vergine.

Sono delle piccole testimonianze di italiani, di cattolici, grazie a cui le vittime rimaste fino ad oggi nelle bocche inesplorate dell’abisso possono trovare la consolazione di una presenza della Madre di Dio che, anche qui, stende la Sua mano benedicente.

R.D.