Si impone un cambiamento della nostra vita, e per noi cristiani il cambiamento è la conversione

Carissimi,

il mese di gennaio segna l’inizio di un nuovo anno. Con la pandemia siamo immersi in una grande prova di cui non vediamo ancora la fine e tutto ciò potrebbe mettere nel nostro cuore e quindi nella nostra vita un senso di insicurezza e di paura che ci fa diventare più vulnerabili.

Noi cristiani abbiamo celebrato nel Natale l’incarnazione di Dio: Dio è qui, presente nella nostra storia e nella nostra vita. Entrando nella storia e nel tempo Dio ci ha redenti e salvati, non dovremmo avere più paura di niente perché tutto ciò che accade ha un senso anche se non lo capiamo subito, anche se ci sembra avverso. Infatti, che senso potrebbe avere tutto quanto ci è capitato lo scorso anno e continua a toccarci quotidianamente? Forse non bastano le parole per trovarlo, però non possiamo e non dobbiamo arrenderci per cercarlo.

Anzitutto si impone un cambiamento della nostra vita. Inutile pretendere che la società cambi; se non cambio io non cambierà nulla. Per noi cristiani il cambiamento è la conversione: imparare a guardare la nostra vita e il mondo come lo guarda Dio, con uno sguardo pieno di amore. Un cambiamento non è solo morale, saremmo presto delusi; sta anzitutto nel credere che Dio mi salva e vive in me perché io possa vivere in Lui. Oggi molti di noi non sono contrari alla fede ma non capiscono il nesso tra Cristo e la propria vita quotidiana, il lavoro, gli affetti…

Ahimè, anche molti che si dicono credenti o pensano di essere cristiani adulti e praticanti commettono questo errore… non è automatico celebrare il culto di Dio e avere la fede, tutt’altro.

Inoltre, si potrebbe cadere nella tentazione di credere che siamo pieni di negatività e forse anche Dio ci ha abbandonati perché non meritiamo il suo amore. Dobbiamo fuggire dalla tentazione che Dio ci abbandona e che siamo immersi in un mondo che va oramai in rovina. Tutto questo ci porta allo sconforto e a convincerci che in fondo siamo abbandonati al caos!

“… «Dio ci benedica con la luce del suo volto» (Sal 66). Ma se il tempo che passa porta con sé il rumore di fondo della morte che si avvicina: come può essere benedetto? Risponde con un altro brano il salmista: «Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto». Questo deve essere il nostro grido, perché fino a quando dal suo cuore non sgorga questa invocazione, un uomo non è ancora pacificamente situato nella sua maturità. Invocare Dio nel quotidiano è la primaria condizione per la nostra pace. E la nostra pace ci rende edificatori di pace.

L’anno nuovo, che non a caso si situa nel tempo di Natale, ci dice anzitutto che il futuro non è in balìa di forze oscure da ingraziarsi con riti propiziatori in vista di un generico bisogno di salvezza o da neutralizzare con superficiali stili di vita, ma è custodito da un Padre cui non saremo mai in grado di essere sufficientemente grati. Il Natale ha sconfitto definitivamente, nella storia degli uomini, la solitudine e la paura. Nella nascita del Figlio di Dio si è rivelata, come in uno schizzo, la fisionomia di ognuno di noi. Siamo figli e se figli siamo preceduti e abbracciati dal Padre.

Ma se siamo, nel Figlio amato, figli di un tale Padre, si comprende bene l’altra decisiva dimensione della nostra persona: il nostro essere fratelli. Non si dice, infatti, fino in fondo chi è l’uomo in quanto figlio se non si arriva a riconoscerlo come fratello. L’umanità non è un insieme di “figli unici”! È una fraternità riconosciuta e per questo cercata e voluta sempre. Nessun Caino può rompere questo legame costitutivo con Abele, legame di cui il Padre resta per sempre garante” …(Card. A. Scola)

Al di là delle inevitabili difficoltà che saremo chiamati ad affrontare, auguro a ciascuno di voi e ad ogni famiglia un anno fecondo di bene confidando nel Dio della pace che sostiene in ogni istante il cammino di tutti i suoi figli.

Buon anno 2021.

Don Luciano