VOCE AMICA
di aprile-maggio 2020 è ora in distribuzione
In questo numero:
LA COPERTINA
Il Signore benedice la sofferenza degli ammalati e il lavoro di chi sta
loro accanto
LA PAROLA DEL PARROCO
La speranza non è la stessa cosa
dell’ottimismo
Carissimi,
stiamo ancora vivendo questo tempo segnato dal Covid19 che da due mesi sembra aver fermato il mondo chiudendoci in casa. Si sono susseguite innumerevoli domande, riflessioni, iniziative… che talvolta ci hanno aiutato, altre volte un po’ confuso, comprese le tante notizie che ormai dominano quasi completamente la scena dei giornali e dei Tg.
In questo momento così particolare vorrei esprimere la mia vicinanza innanzitutto a tutti coloro che hanno perso una persona a loro cara. Il dramma che ho potuto vedere e toccare con mano è la solitudine in cui siamo stati costretti a distaccarci dai nostri cari. Ho raccolto le lacrime di tante persone che hanno visto partire i loro genitori o conoscenti per non tornare più se non in una bara o in un’urna con le ceneri. Già la morte ci domanda non poca fatica, in questo modo poi è terribile! Preghiamo per tutti coloro che ci hanno lasciato e che ora godono la beatitudine di Dio ma anche per coloro che, rimasti soli, devono accettare una situazione non sempre comprensibile. Non aver potuto stingere la mano, non aver raccolto le ultime parole e accompagnato l’ultimo respiro… davvero tanta sofferenza! Solo Gesù risorto può darci la consolante certezza che nulla va perduto anche davanti al dramma della morte. Lui ci porta con sé perché la nostra vita è dono suo e non può perdersi nel vuoto del sepolcro, questo abbiamo annunciato a Pasqua e continuiamo a gridare al mondo: Cristo è risorto! E con lui anche noi risorgeremo, la morte non ha più alcun potere su di noi.
Un altro abbraccio fraterno vorrei darlo a tutti gli ammalati che hanno dovuto attraversare il tunnel di questa malattia tutt’altro che “leggera”, li abbiamo ricordati e continuiamo a ricordarli perché non si perdano d’animo. Con loro tutti i medici, infermieri e personale ausiliario che lavora negli ospedali e nelle case di cura. Vi siamo riconoscenti per l’infaticabile lavoro svolto e l’esempio che ci avete dato di dedizione e sacrificio. Senza dimenticare che tutto ciò lo fate quotidianamente non solo in questo tempo così eccezionale.
Per questo motivo ogni domenica siamo venuti a portarvi la Benedizione Eucaristica perché il Signore potesse alleviare le vostre sofferenze e darvi coraggio. Grazie di cuore.
Nonostante tutto rimango convinto che si deve rimettere al centro Qualcuno che abbiamo un po’ emarginato nella nostra vita.
Queste parole del Papa Benedetto mi aiutato a capire che se non ripartiamo da lì perdiamo il senso di noi stessi e della storia intera: “Una società nella quale Dio è assente – una società che non lo conosce più e lo tratta come se non esistesse – è una società che perde il suo criterio. Nel nostro tempo è stato coniato il motto della “morte di Dio”. Quando in una società Dio muore, essa diviene libera, ci è stato assicurato.
In verità, la morte di Dio in una società significa anche la fine della sua libertà, perché muore il senso che offre orientamento. Un mondo senza Dio può essere solo un mondo senza senso. La società occidentale è una società nella quale Dio nella sfera pubblica è assente e per la quale non ha più nulla da dire. E per questo è una società nella quale si perde sempre più il criterio e la misura dell’umano”.
Mi auguro che almeno per noi che ci diciamo discepoli di Gesù non venga mai meno questa certezza: non possiamo mai fare a meno di Dio, solo Lui può dare senso alla nostra vita!
Lo dobbiamo dire e testimoniarlo con rispetto ma anche con coraggio.
Se Dio è il senso della nostra vita allora c’è speranza anche nel buio del tunnel che stiamo attraversando altrimenti cadiamo in un falso irenismo che ci fa chiudere gli occhi davanti alla tagica realtà della prova e in ultimo anche della morte. Per questo ho trovato vera un’illuminante citazione di un grande uomo politico e intellettuale cristiano che fu Vaclav Havel: “La speranza non è la stessa cosa dell’ottimismo. Non si tratta della convinzione che una certa cosa andrà a finire bene, ma della certezza che quella cosa ha un senso, indipendentemente da come andrà a finire”.
Siamo ancora nel tempo di Pasqua, possa la risurrezione di Gesù donarci quella pace vera di cui tutti abbiamo veramente bisogno.
Avanti con coraggio!
don Luciano
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“VOCE AMICA”, al suo 95esimo anno di vita, è il mensile cattolico della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”: chi non lo riceve direttamente a casa, lo può trovare in fondo alle chiese parrocchiali cittadine o in Libreria del Naviglio (via Marcelline 39, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 18".
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