Nella preistoria
Si
sostiene da alcuni che in epoche remotissime, prima ancora che l'uomo comparisse
sulla terra nostra, la zona in cui ora trovansi Cernusco, Gorgonzola e Melzo
fosse lambita da un lago formato dall’Adda, il lago Gerendo.
Origine etrusca?
Gli Etruschi, prima di
stanziarsi definitivamente in Toscana, fondarono alcune città nell’Italia del
Nord. La più famosa fu Melpum (Melzo), distrutta dai Galli Boi e Senoni (390
a.C.). Altre località di minore importanza furono Cernusco, Bellusco, Calusco,
ecc., che alcuni dicono di origine etrusca.
Origine romana?
I più sostengono
però che Cernusco sia di origine romana. Deducono ciò dalle varie scoperte
archeologiche e dal nome di Asinario (da Caio Asinio) che a Cernusco rimase fino
a qualche decennio fa.
Caio Asinio
Giulio Cesare ebbe da
governare la Gallia Cisalpina e Cernusco divenne un "vicus" romano. Caio Asinio
Gallo fu console ed intendente alla Zecca ed ebbe da Cesare l'incarico di
reggere Milano e la provincia lnsubria. Suo figlio Caio di cui si è trovato il
sepolcro in Cernusco, gli successe nella carica. Molte altre famiglie romane, i
Rosci, i Pisoni, i Fermini, ecc. (soldati velites) si divisero la nostra terra.
Primi secoli
Nei primi secoli
Cernusco, che si trovava lungo la strada militare romana che conduceva da Milano
ad Aquileia, si sviluppò sempre più. Ma di quell’epoca vi sono notizie più
certe di località vicine: Colonia (Cologno] e Argentia (Gorgonzola).
Primi cristiani
Solo ai tempi di
Sant’Ambrogio, dopo il 300, troviamo notizie della prima vita cristiana nella
nostra zona. Il grande vescovo di Milano lasciò alla sorella Marcellina un
possedimento, la ove ora è la cascina Sant’Ambrogio in quel di Brugherio: di là
le vergini sorelle di Marcellina propagandarono la fede cristiana nelle nostre
terre ancor pagane.
Al tempo dei Longorbardi
Durante le
dominazioni dei Longorbardi (568-774) e dei Franchi, Cernusco fu per certo una
oscura villa o castello sepolto tra i boschi e tenuto in feudo allodiale da
baroni o conti del seguito della regina Teodolinda. Infatti, risulta
dall’Archivio della Basilica di Monza che Cernusco era tra le tenute di quella
pia regina, che sposò nel 590 il re Agilulfo e convertì, col papa Gregorio
Magno, i Longobardi al cattolicesimo.
Durante il periodo feudale
In
una carta dell'Archivio Santambrosiano del 998 si parla dell’Arcivescovo-conte
di Milano dei Bosoni da Carcano che strappò delle terre che i monaci di San
Giorgio tenevano in località Fontanile. Strappò pure delle terre, site in
Cixinusculo, ad un certo giudice Romedio e le diede al fratello maggiore. Così
Cernusco divenne possesso dei Carcano.
Al tempo dei Barbarossa
Dal secolo X in
poi Cernusco ecclesiasticamente passò sotto la giurisdizione dei canonici di
Monza: il re Berengario I, incoronato re d’Italia a Monza, concesse varie terre
site in Cernusco alla Basilica di Monza. Più tardi Cernusco passò alla pieve di
Gorgonzola e da allora subì le vicende di questa località dove nell’anno 1159
avvenne uno scontro coi soldati del Barbarossa e più tardi, nel 1245, un altro
scontro vittorioso contro le truppe di Federico II.
I Torriani
Nel secolo XIII
Cernusco divenne feudo onorifico e reale di una delle più antiche e valorose, ed
anche più democratiche, famiglie d’Italia: la famiglia dei Torriani. I Torriani
avevano esteso la loro signoria nel contado del Seprio e della Martesana e
Basana. Cernusco fu considerato per lungo tempo il più saldo baluardo della loro
dominazione secolare. Cernusco era munito all’intorno di forti, come lo indicano
i nomi conservati a tutt’oggi, di Torriana, Torriana Guerrina, Torrianetta,
Torretta.
Cernusco contro Gorgonzola
I Torriani
ebbero dei fieri avversari nei Visconti. In una delle tante guerriglie, i
Torriani coi loro uomini cernuschesi, obbligarono i Visconti a concentrarsi tra
Pioltello e Melzo ed il 25 ottobre del 1278 i Cernuschesi assalirono
l'arcivescovo Ottone Visconti asserragliato in Gorgonzola e diedero alle fiamme
il villaggio.
Guido Torriani
Dopo alcune sconfitte
ed un periodo di esilio, i Torriani capitanati da Guido da Cernusco, passarono
alla riscossa. Guido riuscì a diventare capitano del popolo in Milano, ma non
poté resistere poi alla ripresa delle ostilità da parte dei Visconti, appoggiati
dall’imperatore tedesco Arrigo VIII. Guido coi suoi fu circondato in Milano e a
mala pena riuscì a riparare nei castelli di Cernusco.
Cernusco distrutta
Nonostante l'appoggio
del Papa Giovanni XXII dato ai Torriani, questi non poterono resistere ai colpi
dei Visconti, appoggiati dalla casa Sveva. Il castello di Cernusco venne
manomesso e forse raso al suolo dai soldati tedeschi: i pochi superstiti e
partigiani dei Torriani furono castigati ed espropriati dei loro beni.
I Visconti
In seguito per
concessione imperiale il castello di Cernusco, riedificato, divenne feudo
onorifico ed utile dei signori Visconti che conseguirono autorità quasi sovrana
nel nostro territorio ed in tutta la Lombardia. Tracce della dominazione dei
Visconti restarono nei nomi di Viscontina, Visconta, Terrona (da Mattarona, da
Matteo Visconti). Matteo Visconti, scomunicato dal Papa, lasciò il potere a
Galeazzo (1322).
Galeazzo Visconti
Galeazzo, mostro di
crudeltà (i forni di Monza!) con le vittorie di Trezzo e di Vaprio sui suoi
avversari assicurò il governo ai Visconti per tre quarti di secolo, durante i
quali i nostri paesi non presentarono avvenimenti degni di ricordo, se non che
sentirono, e come, il morso crudele della biscia viscontea.
Francesco Sforza
Alla morte di Filippo
Maria Visconti si costituì la Repubblica Ambrosiana. Francesco Sforza, figlio di
Muzio Attendolo, riuscì ad impadronirsi di Milano e, proclamato Duca, consolidò
con una guerra contro i Veneziani il suo nuovo Stato. Tra le più importanti
opere del grande Duca, ricordiamo la costruzione del Naviglio Martesana.
Il Naviglio Martesana
Un'era nuova per
il nostro paese è segnata dallo scavo del Naviglio della Martesana. Aperte le
comunicazioni con l’Adda, coi laghi di Lecco e di Como, col Cremonese e col
Lodigiano e specie con Milano, aumentò enormemente l’attività produttrice;
l’irrigazione poi migliorò le condizioni delle nostre terre, convertendole da
sterili e ghiaiose in prati fertilissimi.
I lavori per il canale
Con decreto del
1 luglio 1457 Francesco Sforza aveva affidato la costruzione del canale al
commissario ducale Russino de' Pioli. Il tronco da Cassano a Milano fu scavato
sotto la direzione dei fratelli Pietro e Ambrogio Manuzio da Cernusco e del
capomastro Ambrogio da Cernusco. L’opera durò tre anni e ad essa contribuirono
anche squadre formate dai nostri contadini. La nostra cascina Fornaci deve la
sua origine e il nome al Naviglio, poiché in quella località si cuoceva la calce
che doveva servire per la saldatura dei massi di tufo.
Asinario da "asini"?
Alcuni dissero
che Cernusco avesse preso l’appellativo di "Asinario" proprio all'epoca in cui
fu costruito il Naviglio. Difatti, dicevano costoro, siccome da Cernusco a
Milano il terreno digrada molto, fu necessario inizialmente fermare qui le
barche provenienti da Lecco perché da Milano a Cernusco nel ritorno avrebbero
difficilmente superato la corrente precipitosa. Le merci venivano trasportate da
centinaia di asini in Milano e da qui ritrasportate a Cernusco.
Intervento di Leonardo
Ma il grande
Leonardo da Vinci scoperse le conche e le barche poterono ascendere e scendere
comodamente, perciò cessò il servizio degli asini a Cernusco. Ma rimase, dicono
alcuni, il soprannome di "Asinario". Sappiamo però che l'appellativo di
"Asinario" era già... in onore parecchi secoli prima.
La zampa di Lucia
Francesco Sforza,
innamoratosi malamente di una certa Lucia Marliano, la fece Signora di Melzo,
Gorgonzola e Cernusco con pieni diritti di imposte, che fruttavano circa mille
ducati d’oro all’anno.
Sotto i Trivulzio
Il re di Francia Luigi
XII scese in Italia, sconfisse Lodovico il Moro, duca di Milano, e donò il feudo
di Cernusco a Gian Giacomo Trivulzio, il Magno, che l’aveva aiutato nella
conquista di Milano. Nel 1500 i nipoti Giorgio, Antonio e Teodoro Trivulzio
ottennero dal re di Francia di essere investiti del nostro feudo.
Col vescovo di Lodi
Nel 1513 i francesi
vennero battuti a Novara e gli Sforza ritornarono a Milano. Fu allora che
Ottaviano, vescovo di Lodi e figlio di Lucia Marliano, entrò in possesso del
nostro contado.
Coi Francesi e gli Spagnoli
Il re di Francia
Francesco I vincendo a Melegnano nel 1515 riottenne il Milanese e ridiede ai
Trivulzio il contado di Cernusco. Nel 1521 però l’imperatore di Spagna Carlo V
vinceva i francesi alla Bicocca e ridonava Milano al figlio del Moro, Francesco
II Sforza. Questi passò il nostro paese in feudo a Massimiliano Stampa (1524),
supremo camerario ducale.
Con Beatrice Gallerana
L’imperatore
Carlo V, scontento dello Sforza, tolse a lui i favori ed i... feudi e passò il
nostro contado, assieme a quello di Caravaggio, ad Antonio de Leyva, generale
spagnolo. Nominato questi governatore di Milano, Cernusco passò ad Antonio
Rabbia, presidente dell’Annona in Milano. Dopo la morte di costui, Cernusco
passò alla sua vedova, Beatrice Gallerana, che aprì il canaletto della
Gallerana che ancor oggi contribuisce col Villoresi all’irrigazione delle
nostre campagne.
Ancora coi Trivulzio
Nel
1530, dopo la pace di Bologna, il nostro contado ritornò ai Trivulzio. Seguì poi
un periodo convulso e terribile. I vari signori, sempre in lite tra loro, si
rifacevano sul popolo delle patite ingiurie e lasciavano ovunque, come qui a
Cernusco, un intendente camerale che riscuoteva dazi e balzelli su tutto e su
tutti.
Di flagello in flagello
Nel
1570 scoppiò una grave carestia e nel 1586 una terribile peste, che devastarono
Milano e la Lombardia. In tanta desolazione rifulse l’opera di San Carlo
Borromeo che visitò il nostro paese parecchie volte e portò la sua parola
consolatrice e profuse i tesori della sua carità.
La peste manzoniana
Nel 1630 dobbiamo
ricordare altre sciagure del nostro paese, la peste descritta dal Manzoni nei
capitoli 34, 35, 36 dei Promessi Sposi, che fu campo della carità di Federico
Borromeo. Il Tadini, nella sua descrizione di quella peste, racconta essere
stato certo Bonfante da Cernusco il primo che propagò il contagio.
Sotto i duchi Serbelloni
Nel 1689, dopo
vari passaggi, il nostro contado, infeudato con quello di Gorgonzola, passò al
duca Gabriele Serbelloni. Questa famiglia oriunda di Spagna, si comportò nei
confronti dei nostri contadini come in ogni altro luogo. I soprusi seguirono a
non finire e la nostra gente trascinò per secoli una vita monotona ed
incresciosa.
Tedeschi, francesi e russi
Tutti
sappiamo come nel '700 la nostra terra lombarda fu teatro di continue guerre e
di varie occupazioni. Le invasioni militari che più ci recarono danno furono
quelle dei duchi di Vandemont e di Vendome, all’epoca della sanguinosa
battaglia di Cassano (1705), e quelle del generale russo Suvoroff, in seguito
all’altra non meno famosa battaglia combattuta nello stesso luogo il 27 aprile
1799.
Con Napoleone Bonaparte
Il nostro
contado di Cernusco fu stralciato dal feudo dei Serbelloni per la Riduzione
Camerale nel 1782. Passò in seguito, diviso, a vari Signori. Durante l’epoca
napoleonica, Cernusco subì le sorti della Repubblica cisalpina, della repubblica
italiana e poi del Regno d’Italia napoleonico.
Durante il Risorgimento
Nulla di
importante è da segnalare per ciò che riguarda il periodo seguito al Congresso
di Vienna (1815). Solo nel 1848, quando si annuncia l’appressarsi degli
Austriaci, che da Bergamo marciano su Milano, il popolo di Cernusco si mette in
armi come meglio può, esce incontro e riesce a fermare il nemico alla Cascina
Fornace. La piccola vittoria fu pagata ad usura al ritorno degli Austriaci nel
'49: si ricorda che per sfuggire alle vessazioni del nemico, le contadine
spaventate erano costrette a rifugiarsi coi bambini nel Collegio delle
Marcelline.
Il sepolcro degli Asinii
Nell’aprile del
1849, vicino al ponte del Naviglio, in località Cascina Lupa, durante i lavori
di scavo si trovarono delle antichità romane: due fibule d'argento, il sepolcro
della famiglia romana Asinia con un’olla di creta (0,80 x 0,40). Su questa vi
era scolpita un'iscrizione latina che, tradotta in italiano, suona così: "Nel
giorno 15 avanti le calende di Quintile (17 giugno) essendo console per la
quarta volta Giulio Cesare (45 a.C.) il cenere di Caio Asinio fu qui seppellito
e dedicato secondo il rito funebre".
Cernusco "sul Naviglio"
Nella
seconda metà del secolo scorso incomincia a scomparire dai documenti ufficiali
la dizione "Cernusco Asinario" ed appare la nuova "Cernusco sul Naviglio", per
la sua posizione geografica rispetto al Naviglio della Martesana. Eliminata la
prima qualifica, era necessario aggiungerne un’altra, per distinguere il nostro
paese da Cernusco Lombardone, grosso borgo in quel di Como, non lontano dai
confini della nostra Provincia.
Nell’Italia unita
Con la costituzione del
Regno d'Italia, Cernusco diventa uno dei tanti paesi della nuova entità statale.
Il regime austriaco, ultimo straniero, è cessato ed incomincia una nuova era. I
primi passi sulla via della democrazia sono lenti; le amministrazioni vengono
affidate a quei pochi che hanno la fortuna di avere una cultura adeguata. Alcuni
Cernuschesi partecipano alle nuove guerre per la completa unità: i fratelli
Edoardo e Silvio Cossa, il cav. Enrico Biraghi ed un certo Brambilla detto
Biolchett sono Cacciatori delle Alpi.
I primi passi
Nei primi decenni
l'amministrazione comunale fu quasi ininterrottamente nelle mani del rag.
Pietro Tizzoni. Dalla lettura dei verbali di quell'epoca risaltano tra le altre
due preoccupazioni: quella di regolare le acque che spesso invadevano le vie del
paese (nel 1881 la Gallerana produsse gravi danni) e quella di nominare gli
insegnanti delle scuole elementari (allora la scuola elementare dipendeva dagli
enti locali).
Agli inizi del nostro secolo (XX)
All’epoca
di Giolitti l'Italia fa grandi passi ed anche la nostra comunità vi si adegua.
Sindaco fino al 1910 è il dott. Ambrogio Biraghi e da quell’anno fino alla prima
guerra mondiale l’avv. Mario Castagnone. Nel 1915 nella Giunta si trovano i nomi
del rag. Stefano Ghezzi, allora ventiseienne, e dell’ing. Franco Baletti. Tutto
poi si fa anormale: è la guerra.
La prima guerra mondiale
E’ scoppiato il
grande conflitto che dovrà durare tre lunghi anni. A centinaia partono,
improvvisamente, i richiamati per il fronte. Incominciano ad arrivare le prime
brutte notizie; piangono le prime vedove e gli orfani. I generi vengono
razionati. I Cernuschesi al fronte si comportano degnamente: il tributo di
sangue sarà ingente: 125 i caduti e varie centinaia i feriti; una medaglia
d’argento e tre di bronzo.
Tempi duri
La pace del '18 vede le
nostre popolazioni stremate; una terribile malattia, la spagnola, miete
numerose vittime. I superstiti trovano la fiducia in Dio e si affidano alla
protezione dell’Addolorata di Santa Maria. Si deve iniziare un nuovo cammino:
nuove sono le esigenze ed i bisogni. La guerra ha prodotto una terribile scossa.
Nel primo dopoguerra
A capo
dell’amministrazione troviamo l'avv. Mario Castagnone e tra i membri del
consiglio comunale figura il senatore Gavazzi. Tra gli argomenti amministrativi
di maggior importanza si nota lo stanziamento di un contributo di L. 42.000 per
la direttissima Milano-Bergamo! (Bei progetti!).
Il costo della vita
I più giovani
cittadini resteranno meravigliati e considereranno addirittura astronomiche,
veramente degne dell’era atomica, le attuali cifre di stanziamenti del bilancio
quando leggeranno che allora, nel 1919, uno scopatore comunale percepiva la paga
annuale di L. 250 e una scrivana la paga di L. 150 mensili.
Nel novembre del 1919
Alla fine di
questo mese il Sindaco e la Giunta Comunale, in seguito ai risultati delle
elezioni politiche, nonostante il parere contrario di parecchi consiglieri,
danno le dimissioni, così che si addiviene alla nomina di un Commissario
Prefettizio.
Un bilancio di quell’epoca
Il Commissario
Prefettizio sig. Giuseppe Fontana si mette al lavoro. Riproduciamo una cifra
significativa: il bilancio preventivo del 1920 vede stanziata per le spese
effettive la cifra di lire 129.395,65 con un totale di spese (compreso il
movimento di capitali) di lire 150.000!
Il nuovo Consiglio comunale
Nell'aprile
del ’20 abbiamo un nuovo commissario prefettizio, il sig. Lupi cav. Vincenzo,
che si interessa in modo particolare della definizione dei concordati per i
contratti colonici, ottenendo la riconoscenza dei nostri contadini. Si elegge,
in seguito a regolari elezioni amministrative, il nuovo Consiglio nel novembre
del 1920.
Rinnovata vita democratica
Le
elezioni hanno portato al potere i candidati del Partito Popolare. Viene eletto
Sindaco il cav. uff. Stefano Ghezzi. Tra i consiglieri di maggioranza ricordiamo
i sigg. Luigi Bestetti e Pollastri Martino. La nuova amministrazione democratica
si mette al lavoro con coscienza e attività.
Rinnovata attività
Nonostante le cocenti
passioni politiche dell’epoca, l’amministrazione popolare prosegue indisturbata
nella sua attività. Le spese del Bilancio aumentano: nel preventivo del 1922 si
sfiora la cifra di 300.000 lire! Tra le più importanti opere ricordiamo la
tombinatura, l’illuminazione pubblica e la soluzione della vertenza con
l’Ospedale Maggiore di Milano, l’istituzione del mercato settimanale e della
Fiera di San Giuseppe (1922).
Il nuovo palazzo scolastico
Nel
febbraio del 1925 il Sindaco Ghezzi espone il progetto del nuovo palazzo
scolastico. Il progetto, affidato all’ing. Morgnani, prevede la spesa di L.
1.016.000 e viene scelta come località più adatta la zona all’inizio di Via
Torriani. Le mutate condizioni politiche faranno procrastinare di vari anni
l’attuazione del progetto stesso. Nel giugno del 1925, nell’ultima seduta
democratica, si contrae un mutuo di L. 670.000 con la Cassa Depositi e Prestiti
per il nuovo Palazzo Scolastico.
Nuova atmosfera
Il nuovo regime
politico, che da tre anni vigeva in Italia, ha fatto sentire la sua influenza
anche a Cernusco. Cessata l’amministrazione democratica per imposizioni
dall'alto, vediamo nell'agosto del 1925 un nuovo Regio Commissario a reggere le
sorti del Comune nostro. Questi amministra assistito da una Commissione
composta da cittadini scelti a rappresentare le varie classi.
Il regime podestarile
Dal settembre del 1926
all’aprile del 1927 abbiamo un nuovo Consiglio, presieduto dal cav. Ferruccio
Barni. Nel 1927 ha inizio il nuovo regime podestarile: viene nominato dall’alto
come primo podestà il cav. Luigi Gervasoni. Ricordiamo di questo periodo
l’ampliamento del ponte sul Naviglio (aprile 1920). Nell’aprile del 1932
troviamo il nuovo podestà nella persona del cav. Pizzi Giuseppe, che reggerà le
sorti del Comune fino a quasi al termine della seconda guerra mondiale. Di
questo lungo periodo ricordiamo la realizzazione del progetto del nuovo palazzo
scolastico, la costruzione dell’impianto dell’acqua potabile con il nuovo
acquedotto, il Cimitero.
Travagliate vicende politiche
Il
fattore politico ha la prevalenza su quello amministrativo. La guerra di Spagna,
la guerra di Etiopia sono il preludio dell’altra guerra scoppiata nel 1940.
Parecchi Cernuschesi partecipano alle varie operazioni militari coprendosi di
gloria: alcuni versano il loro sangue per l'Italia.
La grande guerra
La vita normale cede
progressivamente il posto all’eccezione. Tutto si muta, e in peggio. I figli
migliori sono lontani: in Africa, in Russia, in Grecia, sui mari! Le famiglie
vedono dei vuoti: si vive nell’incerto, si spera e ci si dispera.
La catastrofe
Come ultimo atto del
dramma si ha nel 1943 la capitolazione, la dispersione, la guerra civile. Gli
amanti della libertà sono costretti a darsi alla macchia. Si vivono ore di
terrore: i bombardamenti, i mitragliamenti aerei, le rappresaglie seminano
rovina e strage, anche da noi. Molti piangono. Alla fine si tirano le somme:
terribile passività!
La rinascita
La guerra è finita. I
paladini della libertà hanno preparato un’era nuova: si pensa all’avvenire. La
vita democratica ritorna in auge; riprende la leale e proficua lotta civile. Le
sorti della amministrazione vengono affidate al dott. Giovanni Penati. Ci si
prepara alle elezioni politiche ed amministrative.
La nuova amministrazione democristiana
Il
regime di libertà consente il ritorno al potere dei cattolici, militanti ora nel
nuovo partito della Democrazia Cristiana. Come capo dell’amministrazione viene
eletto il giovane dott. Mario Pirola, che dà un’impronta tutta nuova alla vita
amministrativa. Viene rieletto con altri democristiani anche nel 1951, finché la
morte lo toglie prematuramente. Il suo posto viene preso dal rag. Stefano Ghezzi
che si riallaccia idealmente al glorioso periodo democratico prefascista.
(da: "Cernusco sul Naviglio", novembre 1960, pubblicazione a cura
dell’amministrazione comunale)