Santuario di Santa Maria Addolorata

Santuari e luoghi di preghiera

Santuario di Santa Maria Addolorata

Apertura, SS. Messe e appuntamenti

Località:

20063 Cernusco sul Naviglio (MI), Via Lungo Naviglio n. 24

Apertura del santuario:

Tutti i giorni dalle 8,00 alle 19,00 con orario continuato.

Domenica e festivi: Santa Messa ore 8.30

Quaresima: ogni venerdì recita delle Lodi alle ore 7.15; il Venerdì Santo processione con la statua dell’Addolorata

Maggio: ogni lunedì recita del Rosario, ore 21,00

Festa del Santuario: ogni terza domenica di settembre.


Per informazioni sui sacramenti (battesimi, matrimoni, ecc) contattare la segreteria parrocchiale:

Tel. 02/9243991, 02/92111155 – e-mail: oasi@cernuscoinsieme.it

Storia del Santuario di Santa Maria Addolorata:

La fondazione di questo Santuario risale all’Alto Medioevo.

Non è tuttavia possibile ad oggi indicarne una data precisa. Secondo alcune fonti, rinvenute recentemente in pergamene del 1191, del 1201 e del 1206, la sua fondazione potrebbe risalire al secolo XI.

Ulteriori informazioni in merito alle origini del Santuario possono essere tratte da documenti risalenti alla fine del XIII secolo, quali ad esempio il manoscritto “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani”, redatto dal sacerdote Goffredo da Bussero.

L’autore riportava nell’elenco delle chiese del Milanese dedicate alla Madonna anche la chiesetta di S. Maria, riferendo come sorgesse in «Cesenugio Asinario». Una pergamena del Duomo di Monza, conservata nell’Archivio di Stato di Milano e risalente al 1286, indicava fra i territori confinanti con quelli monzesi, dove riscuoteva le «decime», la chiesa di S. Maria in «Cisnuschulo», citandola ripetutamente come “istius loci”, cioè dì Cernusco Asinario. Questo nome antico del Comune di Cernusco sul Naviglio è la denominazione toponomastica romana che si riferiva alla «gente degli Asinii» e che distingueva chiaramente questo borgo dal non lontano Cernusco Lombardone.

Dall’analisi di tutti i documenti sopra menzionati si evince con certezza che, all’epoca della loro stesura, il Santuario di S. Maria già esisteva nel territorio di Cernusco Asinario.

Nei secoli successivi il Santuario di S. Maria sarà ininterrottamente indicato come chiesa parrocchiale di Cernusco sino al XV secolo, quando il centro abitato cittadino si era ormai esteso, soprattutto verso nord, lasciando il Santuario sempre più lontano ed isolato dal centro dell’abitato.

Tale isolamento si acuì ancor di più a seguito dei lavori di scavo del letto del Naviglio della Martesana nelle immediate vicinanze dell’edificio sacro, costringendo così i parrocchiani ad un lungo percorso per attraversare l’unico ponte che permetteva di raggiungere la chiesa. Come conseguenza molti presero a frequentare la più prossima chiesa di S. Genesio, ritornando alla chiesetta di santa Maria soltanto per rendere omaggio ai propri defunti, sepolti nel vicino camposanto.

Nel settembre 1566 arrivò a S. Maria il sacerdote Gerolamo Arabia, visitatore delegato dell’Arcivescovo di Milano, che – secondo gli atti conservati nell’Archivio diocesano – avrebbe riferito che la chiesetta cernuschese era “fondata in onore dell’Assunzione della Vergine Maria” e che aveva “un reddito di circa 173 lire imperiali l’anno che deriva in parte da affitti e in parte dai frutti di due pezze di terreno a vigne, una di 27 pertiche, l’altra di 6.”.

Nel 1570 un altro delegato dell’Arcivescovo di Milano, il sacerdote Leonetto Chiavone, visitava la chiesa di S. Maria e descriveva l’interno sacro dell’edificio, rilevando la presenza di due navate (fatto oggi sorprendente) e due altari: quello maggiore e quello di S. Girolamo alla sua destra.

Queste le parole del sacerdote Leonetto Chiavone: “La chiesa è lunga circa 26 braccia e larga circa 18 (14,47 per 10,71 m.), ed è formata da due navate, cioè: la navata dell’altare maggiore con un soffitto abbastanza decente tranne che è molto basso e fin sotto l’arco della volta; l’altra navata, a destra di quella dove è l’altare maggiore, con un tetto molto basso soffittato come detto sopra. La chiesa è anche in parte imbiancata e in parte dipinta con immagini antiche e «deformi»; ad essa aderisce la casa parrocchiale, a sinistra dell’altare maggiore, dove starebbe meglio una terza navata per una vera perfezione dell’edificio…”.

Il 24 gennaio 1572 lo stesso Cardinale Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, venne in visita pastorale a «Cernusculo Asinario». Vi arrivò in barca e ciò, all’epoca, costituì certamente per i cernuschesi un avvenimento memorabile. Negli atti ufficiali di tale visita si riportava: “Il cimitero è davanti e a destra della chiesa, è circondato da sbarre di legno, ma al momento le sbarre sono in parte rotte. Si transita sul cimitero con cavalli e carri per accedere alla casa del curato. Non c’è sacrestia. La chiesa stessa è piuttosto grande ma antica; è divisa in due navate ma non è abbastanza capace per tutta la popolazione… La bussola (cassetta per le offerte [n.d.r.]) ha un’unica chiave che tiene il curato… Il tesoriere rende conto ogni mese a curato e sindaci ed è debitore di lire 26, soldi 19 e denari 3 da oggi indietro; tiene i conti piuttosto bene…”.

Nel febbraio 1605, dopo aver inviato nei tre anni precedenti alcuni Visitatori in osservazione, il
Cardinale Federico Borromeo, nuovo Arcivescovo di Milano, venne in visita personale a Cernusco e si recò anche alla chiesa di S. Maria, antica parrocchiale dove già erano iniziati i lavori preparatori per un’ampia ristrutturazione dell’edificio sacro.

Nei decreti che la riguardavano, l’Arcivescovo Federico Borromeo disponeva che “Questa chiesa sia ricostruita dalle fondamenta affinché resti la memoria della matrice e antica chiesa
ad onore della Intemerata Vergine Maria monumento insigne di pietà alla posterità”, affidandosi alla generosa partecipazione alle spese di riedificazione del parrocchiano Pietro Paolo
Castelsampietro, titolare di una limitrofa locanda.

Col passare degli anni, la chiesa di Santa Maria perdette il titolo di parrocchiale che fu attribuito alla nuova chiesa dedicata a S. Maria Assunta ed edificata nel centro cittadino. La chiesa di S. Maria Addolorata si trasformò dunque in Santuario. La sistemazione definitiva dell’edificio sacro venne eseguita grazie ai restauri del 1642.

Alcuni documenti del 1745 attestano che l’interno della chiesetta era già stato ridotto ad un’unica navata negli anni precedenti.

L’edificio sacro subirà poi un’ulteriore modifica sostanziale nel 1837 con la costruzione del nuovo presbiterio. Nel relativo altare in marmo vennero collocati due statue: una risalente al secolo XVII, realizzata in terracotta e raffigurante il Gesù ormai esanime, mentre l’altra risalente al XVIII secolo, realizzata in legno intagliato policromo e raffigurante la Vergine Addolorata col cuore trafitto da sette spade.

Nell’immaginario popolare, l’immagine del Cuore della Madonna trafitto da sette spade simboleggiavano i dolori della Madre per la Passione e Morte del Suo Divin Figlio.

L’affresco della Vergine Addolorata

All’esterno del Santuario, in una cappellina posta su uno dei due lati maggiori, è presente un affresco della Vergine Addolorata, sempre meta della devozione popolare. Il dipinto che oggi vediamo è opera recente di Felice Frigerio.

Effettivamente, nel XVII secolo, avrebbe dovuto esserci un affresco mariano che era oggetto di grande devozione popolare: sappiamo infatti che il Cardinal Federico Borromeo, durante una sua visita pastorale a Cernusco nel 1605, “visitò l’immagine dipinta fuori della chiesa sulla parete settentrionale; ha davanti un telaio di legno con un vetro che protegge la sacra immagine. Ad essa c’è gran concorso di popolo che offre elemosine e doni…”. Tale immagine rappresentava probabilmente una Pietà, che tuttavia negli anni successivi potrebbe essere stata anche rimossa. Non ne abbiamo infatti più notizia negli scritti successivi.

Preghiera del Santuario di S. Maria Addolorata

Madonna Addolorata che nel piccolo e devoto Vostro Santuario di Cernusco amate di essere invocata e di spargere le vostre consolazioni: Voi che mai siete stata invocata invano, ascoltate le suppliche che Vi presentiamo con confidenza tutta filiale.


Madre di Dio e madre nostra, Vi scongiuriamo di guardare sempre a noi poveri peccatori con occhi
di materna misericordia. Degnatevi di essere nostra avvocata, presso il Vostro divin figlio Gesù.


Dal suo cuore divinamente buono otteneteci la cessazione dei mali, che ci affliggono.


Otteneteci tutte le grazie che Vi domandiamo e in particolare_____________


Ma soprattutto otteneteci la grazia della salvezza dell’anima, compiendo sempre come Voi, nella gioia e nel dolore, la volontà del Signore.

E così sia.


Tre Ave

La Vergine Maria del Gesù Piangente

Apparizione a Cernusco sul Naviglio (MI)
Madonna del Divin Pianto
6 gennaio 1924 e 23 febbraio 1924

Siamo agli inizi dell’anno 1924, a Cernusco sul Naviglio, nella casa di riposo dell’Istituto delle Suore Marcelline. Qui, tra le tante Consorelle anziane e malate, c’è una giovane Suora, Sr. Elisabetta, gravemente malata da due anni, paralizzata a letto e cieca ormai da un anno.

Durante la sera del 6 gennaio 1924 Sr. Elisabetta ha una visione mistica: le appare infatti Maria Santissima, per confortarla a ben soffrire per amore di Dio. Mentre Sr. Elisabetta si raccomanda alle sue preghiere, la Madonna le infonde tanta fiducia, la incoraggia a pregare, confidare e sperare in Dio e le assicura il proprio ritorno tra il 22 ed il 23 del mese seguente.

Intanto la malattia di Sr. Elisabetta si aggrava sempre più: la paralisi progressiva ha tolto alla Suora anche l'uso della parola, della deglutizione, delle membra, tanto che nessun movimento le è più possibile. I medici ritengono che sia ormai prossima alla morte.

Due Consorelle decidono dunque di vegliare la moribonda: saranno così testimoni dirette dell’avvenimento prodigioso che di lì a poco sarebbe avvenuto. Sono appena passate le 23:45. L'ammalata ha un sussulto: le suore credono ormai imminente il trapasso.

Ed invece Sr. Elisabetta emette un grido: “Oh, la Signora, la Signora!”

Ecco il testuale colloquio.

Maria SS.: “Ti avevo detto che sarei venuta dal 22 al 23!”
Sr. Elisabetta: “Oh, dal 22 al 23? Io avevo capito dal 2 al 3.”

Breve silenzio.

Suor Elisabetta, ad un tratto: “Ma Lei… ma Lei… ma Lei è la Madonna! è la Madonna…”

La Santa Vergine sorride mesta.

Altro silenzio.


Suor Elisabetta “Oh, la Madonna, la Madonna col Bambino… ma il Bambino…:”

Sr Elisabetta si fa triste, quasi piangente.
E continua: “il Bambino piange… piange per me? Piange per i miei peccati?”

Il Bambino è sorretto dalle braccia materne della Madre, la sua lunga veste nivea si perde nel manto della Vergine. Dagli occhi scendono due lacrimosi a rigare le guance. Le labbra sono chiuse nell'accorato pianto!

Alla domanda della Veggente la Madonna risponde:
“No, il Bambino piange perché non è abbastanza amato, cercato, desiderato anche dalle persone che gli sono consacrate… tu devi dire questo!”

Suor Elisabetta non comprende la missione che la Vergine vuole affidarle ed allora esclama: “Madonna, Madonna, portatemi in Paradiso!”.

La Madonna risponde: “Dovresti, ma devi rimanere per dire questo.”

La Suora finalmente comprende e, spaventata per la richiesta proveniente dal Cielo, risponde:
“Oh Madonna, io sono l'ultima di tutte, io non so nulla, sono un peso per la mia Comunità: portatemi in Paradiso!”
La Madre chiarisce ancora: “Devi rimanere per dire questo!”
Sr. Elisabetta: “Madonna chi mi crederà?… sono un'ignorante… non so nulla… non sono nemmeno più capace di parlare; chi mi crederà?”

La Vergine non risponde, ma la guarda tenera e mesta.


A questo punto, Sr. Elisabetta confesserà che, disperata nell'anima per non sapere conciliare, da un lato, il desiderio della Vergine e, dall’altro lato, la sua grande miseria, ebbe una grazia ed un’ispirazione improvvisa che le fece dire: “Oh, Madonna, datemi un segno!”

La Vergine sorride benevola, ma sempre mesta, s'inchina leggermente verso la Suora e le dice:
“Ti rendo la salute!”. E così scompare con il Divino Figlio.

La Veggente confessò di avere sentito un dolore terribile in tutto il corpo, a cui seguì un senso di
benessere e di vita che la inondò tutta.

Balzò dal letto ed alle Suore di veglia, trepide e commosse, che avevano udito la sua parte di colloquio, disse: “Sono guarita, sono guarita: la Madonna mi ha guarita!”

Da allora la Congregazione delle Marcelline ha raccolto il divino messaggio con impegno ed amore.

A Cernusco la cameretta dell'apparizione si è trasformata in Cappella: una statua della Madonna, eseguita
appositamente sotto le indicazioni della Veggente, ricorda a tutti il messaggio di cui la Vergine ci ha fatto
destinatari. Innumerevoli ex voto attestano quanto la Madonna gradisca di essere onorata sotto il titolo di Madonna del Divin Pianto.



Il messaggio di questa apparizione serve a mettere in risalto il ruolo e la funzione delle persone consacrate nella comunità cristiana: esse hanno una funzione profetica per tutti i credenti.

Qual è la missione profetica dei battezzati?

Affermare con la loro vita il primato di Dio, la consapevolezza, che passa dall’esperienza personale, che solo Dio basta.

Possiamo fare nostre le lacrime del Bambino Gesù, condividendo così i pesi e le sofferenze del prossimo attraverso la preghiera e la supplica a Dio di riversare le Sue grazie sulle tante situazioni di disagio e difficoltà del vivere.


Le lacrime del Bambino sono lacrime di condivisione e di vicinanza anche per ogni persona che soffre.
Nessuno si deve sentire solo quando vive momenti di sofferenza, anche pesanti, e di impotenza di fronte al dolore. In queste lacrime vediamo anche la vicinanza di Gesù alle fatiche che ogni famiglia vive.

Potremmo trarre da queste apparizioni e dal significato del loro messaggio, un invito ad essere costruttori e diffusori di gioia per tutti.