SCOLA: “RISPETTO INCONDIZIONATO DEL PA¬ZIENTE CHE DOMANDA SALUTE”

«Il rispetto incondizionato del pa­ziente che domanda salute deve essere una risposta integrale che va dal concepimento alla fine della vita». È il passaggio centrale dell’intervento del cardinale Angelo Scola in occasione della festa del Perdono, a margine del convegno tenutosi lo scorso 14 aprile sul titolo: “Salute: Dirit­to? Dono?” al Centro Schuster di via Sant’Antonio, promosso dalla Fondazio­ne Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico.

«Più di cinque secoli fa dalla fede dei nostri padri nacque questa grande opera (il Policlinico di Milano, ndr), la Milano metropolitana deve continuare a menare vanto di questo luo­go di accoglienza e di cura dei più pove­ri. - ha ricordato Scola - Vediamo qui quella collaborazione tra istituzioni civi­li e religiose che oggi viene maldestra­mente spesso messa in discussione, ma che resta, nel rispetto dei ruoli, di fondamentale importanza, per raggiungere in maniera integrale il bisogno costituivo di ogni cittadino».

La riflessione del cardina­le ha affrontato il tema della salute co­me dono e diritto ripartendo da una «visione antropologica ed etica». «La domanda di salute è sempre domanda di salvezza - ha scandito Scola- nasce dal de­siderio di durare per sempre, oltre la mor­te, e questo dovrebbe trovare una risposta più marcata nella pratica medica».

La distinzione tra salute e sanità - Scola è ritornato con la mente alle sfide crucia­li che attendono il mondo della sanità (il divario ha sottolineato tra l’opulento oc­cidente e il resto del mondo). Tra i sugge­rimenti indicati dall’arcivescovo anche quello di puntare su «una ricerca scienti­fica» capace di «rispondere a criteri di giu­stizia distributiva». «Il sistema sanitario non può che essere guardato - ha preci­sato Scola - dentro il sistema dei diritti, dei doveri e delle leggi». Ognuno di que­sti elementi deve tenere conto dell’altro. «Non si può legiferare sulla base di un pre­sunto diritto o di un dovere: una legge è giusta se incentiva all’esercizio simulta­neo dei diritti e dei doveri». E ha sottoli­neato: «La distinzione tra salute e sanità non implica dualismo tra dono e diritto, come se il dono non fosse suscitatore di diritti e i diritti potessero essere realizzati a prescindere dal dono». E proprio sulle questioni nodali che oggi toccano di più il vivere comune come l’eutanasia, l’eu­genetica o la tanto decantata clonazione Scola ha voluto ribadire il suo pensiero: «Nessuno si genera da sé quindi la nostra vita è strutturalmente una risposta a qual­cuno che ci ha posto in essere e che sem­pre ci porrà in essere. Perché quand’anche potessimo clonarci sarebbe sempre veni­re da un altro. E dunque la responsabilità è la vita come risposta».

Il centro della riflessione è stato un invito a ripartire da una visione integrale della pratica medica: «Dobbiamo rivedere la cultura della morte della nostra società. La differenza tra salute e sanità permette di modulare i diritti, perché si passi da li­bertà astrattamente conclamate a libertà concretamente realizzate». (fonte: Avvenire, 15 aprile 2015)

Cernusco sul Naviglio, 20 aprile 2015