Cernuschesi, “Abbiate più coraggio!”
Nella solenne Veglia pasquale, nelle tre chiese parrocchiali cittadine, è risuonato, ancora una volta, il gioioso annuncio della risurrezione: “Cristo Signore è risorto”. A cui i fedeli presenti hanno risposto: “Rendiamo grazie a Dio”. All’abbondanza delle letture dei testi sacri, ha fatto seguito l’omelia del celebrante. Nella chiesa prepositurale, il prevosto della città e responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”, don Ettore Colombo, ha invitato i fedeli presenti, ma non solo, “a non avere paura, a lasciarsi mettere in discussione dalla novità di Dio, che ci sorprende sempre, a ritornare alle sorgenti della nostra chiamata, per essere capaci, nel nostro quotidiano, di incontrare Colui che è il Vivente.”
«Tutto ciò che noi celebriamo e soprattutto viviamo nella nostra esistenza cristiana – ha esordito don Ettore - parte dall’annuncio dell’angelo che abbiamo appena ascoltato: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: ‘È risorto dai morti, ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete’. Ecco, io ve l’ho detto”». Il prevosto ha quindi sottolineato che «nel testo originario ci sono cinque affermazioni che vanno lette nella loro esatta sequenza.» Affermazioni che poi ha commentato brevemente.
“Non abbiate paura!” - «La prima affermazione – ha osservato don Ettore - è di incoraggiamento. Fu rivolta alle donne giunte al sepolcro e anche a noi che questa sera ci siamo ritrovati qui alla ricerca di Gesù il crocifisso: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso”. Forse dobbiamo ammetterlo tutti noi abbiamo timore del dolore, della sofferenza e della morte e per questo l’annuncio dell’angelo ci dà coraggio: “Voi non abbiate paura!”»
“È risorto” - «La seconda affermazione – ha proseguito il prevosto - è un annuncio di gioia. “Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto.” La nostra paura si scioglie quando ci accorgiamo di cercare Gesù nel posto sbagliato, nel luogo della morte, mentre egli è il Signore della vita. E ce l’aveva anche detto, ma noi non gli abbiamo creduto, come i discepoli abbiamo faticato a credere nella vittoria della vita sulla morte. E fatichiamo ancora a pensare che sia così. Perché ci sono troppi segnali che ci spingono a guardare al male e alla malvagità che sta intorno a noi. Ancora oggi.»
“Venite, guardate” - «La terza parola: “Venite, guardate il luogo dove era sepolto.”. Non dobbiamo avere paura - ha ammonito don Ettore - di guardare in faccia alla morte e ai suoi segni, che la rendono presente in mezzo a noi. Perché da quando la morte è stata abitata dal Signore Gesù nessun sepolcro ci può incutere timore. Per questo ancora oggi molti cristiani guardano con serenità alla loro stessa morte. Anche noi ne siamo testimoni. E vedono in essa non la sconfitta ma l’occasione per dare vera testimonianza al Risorto.»
“Vi precede in Galilea” – «La quarta parola: “Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete” Chi ha il coraggio di guardare al sepolcro di Gesù – ha notato don Ettore - e alla sua stessa vittoria sulla morte non può che essere annunciatore di una nuova vita. Innanzitutto verso i suoi fratelli.» Il responsabilità della Comunità pastorale ha invitato quindi ad «avere più coraggio nella nostra stessa comunità, a essere annunciatori di realtà positive. Vincendo la tentazione di vedere solo il male attorno a noi. Dobbiamo ritornare nella nostra quotidianità, nella “Galilea delle genti”, là dove Gesù ha chiamato e incontrato per la prima volta i suoi discepoli, per essere capaci di trasmettere al nostro mondo, che ci sembra sempre lo stesso, un nuovo modo di vivere la realtà. E allora tutto diventa realmente nuovo.»
“Ve l’ho detto” - Infine, il prevosto ha ripreso la «parola conclusiva dell’angelo: “Io ve l’ho detto”. L’angelo è il primo annunciatore della Pasqua, perché solo Dio può annunciare una cosa così. È come se, a un certo punto, dicesse a ciascuno di noi: “Io non ho altro da rivelarvi. Tutto quello che avevo da dirvi, ve l’ho detto. Ora tocca a voi fare vostra questa Parola.”»
L’impegno nel nostro quotidiano - Ai fedeli presenti alla Veglia pasquale, ma non solo, il prevosto ha rivolto un chiaro invito, da tradurre in esigente cammino di testimonianza: “Questo è l’annuncio della Pasqua, questo è quello che Gesù chiede, a ciascuno di noi, di compiere: non avere paura, guardare alla nostra povertà, dopo essere andati alla ricerca del Crocifisso, lasciarci mettere in discussione dalla novità di Dio, che ci sorprende sempre, ritornare alle sorgenti della nostra chiamata per essere capaci, nel nostro quotidiano, di incontrare Colui che è il Vivente” per avere così, riprendendo un precedente passaggio della riflessione di don Ettore, «più coraggio nella nostra stessa comunità e essere annunciatori di realtà positive. Vincendo la tentazione di vedere solo il male attorno a noi.»
Buona settimana!
Carlo & Ambrogio
Cernusco sul Naviglio, 6 aprile 2015