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Venerdì 19 Aprile

“Ho visto tutti impegnarsi oltre le proprie possibilità”

Tutti noi abbiamo appreso, dalle immagini che ci giungono quotidianamente dalle televisioni, che il carico più pesante sia in termini di risorse tecnologiche, farmacologiche e sia soprattutto umane, è stato sostenuto dai reparti di Terapia Intensiva posti al centro dell’emergenza della pandemia.

Il dott. Massimo Zambon, Primario della terapia Intensiva presso il nostro Ospedale, ci ha dato il suo prezioso contributo aiutandoci a comprendere i termini della sfida contro l’emergenza portata avanti quotidianamente. Anche a lui abbiamo posto le stesse domande ed è particolarmente istruttiva la risposta ottenuta avendo l’opportunità di confrontarla con le altre già riportare che ci hanno consentito di esplorare diversi punti di vista professionali.

Caro Massimo, qual è stata la prima sensazione nel constatare il crescendo, giorno dopo giorno, della gravità della situazione sanitaria con tutte le richieste di aiuto provenienti dal Pronto Soccorso e dai reparti dell’Ospedale?

Quando è iniziata la prima ondata sicuramente c’è stata paura, perché assistevamo ad un aumento continuo dei pazienti che arrivavano, e gli ospedali sono presto andati al 100% delle proprie risorse, abbiamo dovuto in fretta riadattare tutta l’organizzazione per aumentare la nostra capacità di gestire i malati, un po’ come si fa nella medicina delle catastrofi con la differenza che in un evento catastrofico arrivano molti malati insieme e poi finisce, qui continuavano per giorni, settimane senza sosta. Avevamo paura ovviamente anche per noi stessi e per le nostre famiglie, alcuni di noi si sono contagiati, qualcuno dei colleghi (non del mio gruppo) è stato anche ospedalizzato con sintomi piuttosto seri.


La gravità dell'esperienza quotidiana ha favorito le dinamiche solidali di gruppo tra i Colleghi oppure vi sono stati degli scompensi da sovraccarico patologico di stress?

Il nostro è un gruppo unito, e nella gravità della situazione ho visto tutti impegnarsi al massimo (e oltre...) delle proprie possibilità. La situazione ed il contesto hanno comunque agito anche in senso "motivante", abbiamo fatto quello per cui ci siamo impegnati tutta la vita, solo ad un ritmo doppio/triplo del normale. L'enorme massa di pazienti gravissimi da gestire era al di sopra di qualunque esperienza passata. Qualche fenomeno di burn-out, soprattutto nella prima ondata, lo abbiamo visto e probabilmente lo abbiamo passato tutti, indipendentemente da età, esperienza e carattere. Qualcuno ha beneficiato di un aiuto dello staff di psicologi, abbiamo aumentato il tempo dedicato alla discussione soprattutto per i casi che andavano male, ma direi che nessuno ha mai "mollato". Certo abbiamo tutti voglia che finisca e quando si leggono certe idiozie complottiste su vaccini e quant'altro viene tanta rabbia....


Caro Massimo, ti sembra sia cambiato l'atteggiamento della popolazione che si rivolge ai Servizi dalla cosiddetta prima ondata alla seconda?

Non so dire se nel complesso sia cambiato, ma di sicuro sono emerse alcune correnti di pensiero, orientate al complottismo e a cercare sempre e comunque un colpevole per le cose che vanno male. Queste ideazioni senza capo né coda spesso assurde sono purtroppo spesso promosse da sedicenti "esperti" medici o comunque in qualche modo legati all'ambiente sanitario. In questo senso credo sia quasi normale che una parte di popolazione cerchi false sicurezze nel complottismo, che in qualche modo ci risparmia l'idea che le cose brutte accadano e non siano controllabili, dando invece una "rassicurante" spiegazione in cui c'è sempre qualcuno che manovra tutto. I social ma anche molti quotidiani o programmi TV purtroppo tendono spesso ad amplificare anziché a stemperare questi fenomeni.


Avete messo in atto qualche idea originale per facilitare il clima all'interno del Gruppo e verso gli Utenti?

All'interno del gruppo per fortuna il clima è sempre rimasto abbastanza sereno, ho la fortuna di gestire un gruppo unito in cui i conflitti sono rari e dove se c'è da darsi una mano, nessuno si tira indietro. Per quanto riguarda i rapporti con i pazienti e le loro famiglie, abbiamo cercato di superare lo scoglio più grande di questo periodo per la terapia intensiva (e anche per gli altri reparti COVID), cioè quello della comunicazione in un momento in cui l'accesso all'ospedale è impedito o comunque molto limitato. Ci siamo attrezzati con video-chiamate e, appena possibile, permettendo l'accesso almeno ad un familiare del paziente. Abbiamo avuto ottimi riscontri in questo senso e le famiglie hanno apprezzato molto gli sforzi fatti in questo senso. Per familiari abbiamo messo a disposizione anche il supporto degli psicologi dell'azienda, e devo dire che anche in questo caso è stato un aiuto gradito.

Un grazie sentito al dott. Massimo Zambon per questa testimonianza autentica vissuta all’interno del nostro ospedale.

Anche dalle parole del dottor Zambon è emerso il senso di responsabilità di ognuno chiamato alla professione di aiuto. Non potrei concludere meglio queste interviste se non rimettendomi sulla scia della riflessione trasmessaci dall’Arcivescovo Mario Delpini: …. “Tocca a noi, tutti insieme” nessuno nei singoli ruoli di Servizio valutati, ha “mollato”. Trova giusto fare l’elogio di quelli che rimangono al loro posto: grazie a loro la città funziona anche sotto la pressione della pandemia. Rimangono dove sono, come una scelta ovvia; affrontano fatiche più logoranti del solito, come una conseguenza naturale della loro responsabilità. Rimangono al loro posto e fanno andare avanti il mondo: gli ospedali funzionano, …i trasporti, i mercati, i comuni, le scuole, le parrocchie, i cimiteri, gli uffici funzionano.

Un messaggio di speranza da queste parole è evidente, occorre che ognuno di noi cittadini sappia coniugarlo, nel proprio ambito di responsabilità, al meglio per uscire quanto prima dall’emergenza, e in termini immediati e pratici mi sentirei di dire uniformiamoci alle indicazioni della Autorità sanitarie e … vacciniamoci.

Interviste a cura di
Luciano Isa, Centro Medico Caritas-FBF “San Rocco”,
” Un aiuto solidale per il bisogno di salute” Cernusco sul Naviglio